“Stanno sparando, stanno sparando”. Torre Annunziata, dalla gioia al pandemonio

Avrei voluto scrivere di come, almeno un giorno l’anno, Torre Annunziata si trasformi in una città diversa, nuova. Una città magica, con le luci, le bancarelle, e tanti sorrisi, di grandi e piccini.

Avrei voluto parlare delle lacrime di commozione che ho visto rigare i volti delle persone che mi erano accanto durante la processione del quadro della Madonna della Neve. Invece no. Non posso. Devo parlare di ciò che è successo.
Di questo 22 ottobre si è discusso a lungo: non c’erano fondi, la festa non si poteva fare. Eppure, anche se in versione “crisi”, la festa c’è stata. Festa che,però, è stata bruscamente interrotta. Sono le 21 e 15 quando, improvvisamente, le migliaia di persone che tranquillamente passeggiano per il Corso Umberto I iniziano a correre, a gridare, a piangere.
“Stanno sparando, stanno sparando!”. Ci si riversa nei portoni, nei negozi, dove il terrore la fa da padrone. Ognuno racconta la propria versione, c’è chi giura di aver visto la pistola, chi più pistole, e chi dei ragazzi in sella ad un motorino che sparavano all’impazzata.
Le linee telefoniche sono intasate, tutti provano a chiamare i propri cari per avere la certezza che stiano bene, ma è impossibile mettersi in contatto. Allora, si riprende a camminare, nella speranza di trovarsi il prima possibile, per poter tornare a casa ed abbandonare quest’incubo. Invece no. Si ricomincia a correre, è di nuovo caos. Si sarebbero sentiti ulteriori spari.
E’ il pandemonio, ancora lacrime, grida e paura. In pochi minuti, però, la notizia viene smentita: sarebbe stata soltanto l’esplosione di un bombola di gas, di quelle per gonfiare i palloncini. Ma la paura resta, che sia stata un’effettiva sparatoria, dei bambini che giocavano con delle pistole giocattolo o semplicemente la bombola, Torre si svuota e da, parco dei divertimenti pieno di luci e colori, diventa un deserto  arido.
L’unico giorno in cui questa città sembra essere perfetta, utopica, è stato rovinato. Non solo per questa anno, ma per sempre: il 22 ottobre sarà ricordato come quel giorno in cui si correva all’impazzata per sfuggire al solito male che affligge la città. La malavita. Perchè, se anche non fosse successo niente, se anche fosse stata una psicosi collettiva, la paura che ciò possa accadere realmente, c’è. Qual è la soluzione? Combattere per Torre o abbandonarla a sè stessa? E’ possibile farla rinascere? In questo momento non saprei dare la risposta.
Francesca Anzivino
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