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Pompei, il baby-bullo è dell’ Est Europa

 

L’aggressore è uno straniero, dell’Europa dell’Est precisamente. La notiiza campeggia sui diversi profili facebook dei ragazzi che, loro malgrado, si sono trovati ad essere testimoni consapevoli o non di una barbarie assurda.

Pare che il ragazzino di 10 anni (c’è chi giura che ne abbia addirittura 9 di anni) sia in Italia da tempo perché adottato da una famiglia di Boscoreale domiciliata al Piano Napoli.

L’aggressore è riconducibile ad una banda di baby-bulli con componenti di età compresa tra i 10 e i 14 anni. Di questo gli inquirenti ne sono certi, così come sono convinti di aver identificato i membri della gang. Il problema sorge quando si tratta di tirare fuori i nomi.

In una piazza Bartolo Longo, di sabato sera, gli adolescenti che hanno assistito alla scena dell’accoltellamento saranno stati di sicuro in tanti. Ma nessuno parla: per timore, forse, di infrangere le stupide regole di “appartenenza ad un gruppo” o per paura di eventuali ritorsioni future.

Allo stato delle cose, gli investigatori non possono muovere accuse contro l’aggressore  a causa della sua minore età ma anche perché mancano prove concrete per procedere all’incriminazione. Nessuno, infatti dei testimoni della vicenda, punta il dito contro il bullo.

L’appello accorato lanciato in questi giorni dal commissariato di polizia di Pompei invita tutti coloro che sanno a parlare, rompendo il muro di omertà rendendo testimonianza.

La minore età dei protagonisti (10 anni l’aggressore, 16 anni la vittima) rende particolarmente delicato il caso. Per questo motivo la Procura dei minori ha chiesto riserbo sullo sviluppo delle indagini.

Nel frattempo, pare che la vittima si stia riprendendo almeno dalle ferire fisiche, per quelle psicologiche forse ci vorrà più tempo. Seguiremo nei prossimi giorni gli sviluppi della vicenda, sperando che quanto prima si arrivi ad una risoluzione piena.

Marianna Di Paolo

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