Il consiglio comunale di Napoli di fronte Montecitorio

Come programmato, il consiglio comunale di Napoli è andato in scena di fronte Montecitorio, a Roma. Molte le polemiche e i passi indietro dei vari schieramenti politici napoletani: “Condividiamo i temi, ma sono sbagliati i modi” – cosi ha affermato Enzo Amendola,  segretario regionale del Pd, dopo che il nuovo segretario del PD Napoli Gino Cimmino aveva dettato la linea da seguire. Molti partiti (come il PD) si sono trovati in difficoltà visto che si sarebbero trovati in piazza “contro” il governo Monti, quando in parlamento invece lo appoggiano.

Sindaco e vice sindaco di Napoli avevano lanciato molti richiami volti a non strumentalizzare questa iniziativa, in quanto la situazione attuale è molto critica, non solo per Napoli, ma per tutti i comuni in predissesto (tra cui Torino e Alessandria). Richiami raccolti a quanto pare solo dal presidente del consiglio Raimondo Pasquino, esponente dell’ UDC, che aveva in precedenza dichiarato: “Nessun imbarazzo con il partito, andiamo a Roma per chiedere che le nostre richieste siano ascoltate – ha affermato alla stampa – Vogliamo tutti il bene di Napoli e dobbiamo evitare polemiche e strumentalizzazioni in un momento cosi delicato”.

“Il decreto “anti dissesto” dei Comuni proposto dal Governo è inaccettabile. Qualcuno ha avuto il coraggio di chiamarlo salva comuni, invece li affossa, li ammazza, con una visione di centralismo burocratico e di
commissariamento delle burocrazie di prossimità inaccettabile.

Sembra che aiuti ma in realtà stringe un cappio intorno al collo”. Così si è espresso il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, durante il “consiglio comunale simbolico”. 30 i consiglieri comunali presenti su 48 nella “sala all’aperto” allestita davanti alla Camera per sensibilizzare Parlamento e Governo sulla situazione di Napoli.

“Il decreto non è un provvedimento tecnico ma politico, quindi si risponde in maniera politica – ha detto De Magistris – non vogliamo elemosina ma dignità. Governiamo senza soldi a Napoli da un anno e mezzo. Non trovo giusto che i cittadini debbano pagare per la mala politica del passato”. Non trovo corretto – ha aggiunto ancora De Magistris – che un governo di nominati da nominati voglia commissariare la democrazia nel nostro paese, non staremo a guardare”. Il Comune di Napoli ha preparato emendamenti al provvedimento che aiutano diversi comuni e sono stati consegnati alle forze parlamentari.

In particolare – ha spiegato il primo cittadino – “chiediamo che il debito ereditato sia separato dalla gestione attuale, che il rientro del debito venga spalmato in un numero di anni considerevoli e che venga alzato il contributo di 100 euro a cittadino: così fa alzare le tasse e obbliga ai tagli. Dicono al sindaco di fare il boia”. I provvedimenti a cui si riferisce il sindaco sono: almeno 300 milioni per il fondo di rotazione (quindi 300 euro a cittadino) e splamare il debito pregresso in 10 anni. Il debito attuale del comune di Napoli ammonta a circa un miliardo e 300mila euro, frutto della malagestione delle passate amministrazioni Bassolino-Iervolino

Mentre a Roma andava in scena questa protesta simbolica, nella sede del conisiglio comunale di Napoli, le opposizioni ne hanno “approfittato” per riunirsi e confrontarsi. A grandi linee ne emerso sostanzialmente quello che i loro colleghi consiglieri sono andati a dire a Roma: era presente in Aula l’onorevole Laboccetta al quale, nelle conclusioni, il consigliere Palmieri ha raccomandato di sostenere in Parlamento le proposte di modifica all’iniquo decreto Monti.

Proprio sulla maggiore attenzione da riservare al territorio si è soffermato, nell’intervento conclusivo, il capo dell’opposizione Gianni Lettieri che ha ricordato come già da anni sia stata sollecitata per Napoli una legislazione speciale, proposta alla quale sono stati sordi sia l’Amministrazione precedente che la Giunta de Magistris che si trova adesso a dover fronteggiare una crisi, finanziaria e programmatica, mai vista prima.

Mario De Angelis 

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