E’ possibile che un malato di tumore sia costretto a pagarsi le cure? Sembra proprio di sì. Il caso, delicatissimo, è emerso nei giorni scorsi in via Santa Caterina, una strada al confine tra Agerola e Amalfi. Protagonista di questa incredibile vicenda è Giosuè Cuomo, 82 anni, una vita dedicata al lavoro per mantenere la moglie (morta nel 2007) e i figli. Due anni fa i medici gli hanno diagnosticato un mieloma multiplo, il tumore che colpisce le cellule del sangue che producono gli anticorpi. Meglio correre dubito ai ripari, dunque. Come? Attraverso l’assunzione di un farmaco ad hoc. Il problema è che il farmaco in questione, il “Revlimid”, dal prossimo dicembre potrebbe essere interamente pagato dal paziente. Il costo? Poco più di 9mila euro, che equivarrebbe ad un mese di cura. Cifre folli per normali cittadini. “Ma io non voglio e non posso morire – afferma il signor Cuomo, che ha scritto anche una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – e se lo Stato non mi passerà più questo salvavita, m’impegnerò la casa per continuare a vivere”. Nei giorni scorsi l’82enne ha ricevuto varie telefonate da diversi ospedali del Salernitano, dove negli ultimi mesi si è recato per le terapie. “Mi hanno detto che fino a novembre il farmaco mi sarà ancora consegnato gratis – continua -, ma che da dicembre dovrò provvedere in maniera autonoma o, quantomeno, rivolgermi all’azienda sanitaria di competenza per chiarimenti. Tutto ciò equivale a una condanna a morte per il sottoscritto e per questo motivo spero anche nell’intervento del presidente della Repubblica” Ma perché gli ospedali non consegnano più i farmaci chemioterapici ai loro pazienti oncologici? Il budget è ridotto, le strutture ospedaliere rischiano di sforare i budget e, in tempi di verifiche costanti sui bilanci e di ansia per casse sempre più vuote, si preferirebbe non rischiare. Tutto così torna nelle mani delle Asl territoriali che, a seguito di nuovi esami e accertamenti sullo stato di salute dei pazienti, decidono dopo il primo ciclo di terapie se continuare o meno a fornire i farmaci. “In questo modo si crea disagio ai pazienti ma non si risparmia – affermano i medici di base che hanno seguito il caso del signor Cuomo -. Semmai, in questo modo si rischia anche di spendere di più, perché l’acquisizone del farmaco a livello di Asl territoriale potenzialmente ha costi maggiori”. La spada di Damocle delle casse vuote sembra dunque destinata a condizionare anche i malati di tumore e crescono sempre di più, nelle province di Napoli e Salerno, gli ospedali che garantiscono i chemioterapici solo al primo ciclo di terapia.
Francesco Fusco