Terme di Stabia sull’orlo del fallimento: domani corteo cittadino

Coperta con dei teli l’insegna “Terme di Stabia”, come a voler dire: l’azienda non c’è più o quasi. E poi striscioni contro la politica e le istituzioni, lo sciopero, l’occupazione, il corteo previsto per domani con la partecipazione di studenti, Ascom e altre realtà stabiesi in crisi. Le ultime (si spera solo in ordine cronologico) manifestazioni di protesta dei termali culmineranno giovedì con la partecipazione in massa al consiglio comunale sul Bilancio che contiene anche i fondi per la ricapitalizzazione. L’unica strada, secondo quanto sottolineato ieri dal sindaco Luigi Bobbio, per evitare il fallimento. Se il Bilancio non dovesse passare come conseguenza della crisi politica in atto, non solo “la spending review impedirebbe la costituzione di una società gemella – ha spiegato il primo cittadino – ma i lavoratori disoccupati non potrebbero essere riassunti direttamente dall’ipotetica nuova azienda”.

“In mancanza dell’approvazione del bilancio si verificherà l’inevitabile obbligo di consegna, da parte dell’amministratore o, in mancanza, del collegio sindacale della società, delle scritture contabili al tribunale civile di Torre Annunziata perché ne dichiari il fallimento posto che il capitale, non ricapitalizzato, non è conforme al minimo stabilito dalla legge.  È chiaro che, dichiarato il fallimento, le uniche attività che saranno svolte dal curatore sono quelle di messa all’asta di ogni bene in titolarità della società, affinché siano procurate le somme per pagare i creditori con precedenza i lavoratori e i relativi arretrati. È chiaro che, tale recupero, risulterà assolutamente insufficiente posto che la «Terme di Stabia spa» non possiede alcun immobile, che è invece di proprietà della «Sint spa». Tra l’altro, il Comune e quest’ultima, trattandosi di società per azioni e non di azienda speciale, non sono per legge obbligate a coprire le perdite e dunque a pagare creditori e lavoratori, ma sono responsabili nei soli limiti del capitale conferito che all’oggi praticamente non esiste più”.

Lo specifica il sindaco, Luigi Bobbio.

“È escluso, inoltre, che il curatore fallimentare possa continuare l’esercizio dell’impresa perché nessuna attività può essere svolta nelle condizioni economico-strutturali in cui si trovano le Terme, che non beneficeranno, dopo il fallimento, degli ingenti capitali che sono stati previsti nella proposta del bilancio di previsione all’odg del consiglio comunale dell’8 novembre. È escluso inoltre, come pure riferito in interventi politici degli ultimi giorni, che a seguito del fallimento delle Terme il Comune possa decidere di costituire una nuova società, magari assumendo i lavoratori rimasti senza posto dopo il fallimento. L’attuale legislazione, importata dalla spending review 2 (decreto legge 95/12), pone infatti il divieto di costituzione di nuove società da parte degli Enti pubblici e, inoltre, ribadisce che nelle società partecipate già esistenti il personale possa essere assunto solo all’esito di pubblico concorso. Perciò, anche un’eventuale (impossibile) nuova società non garantirebbe in alcun caso l’obbligo di assumere gli stessi lavoratori”, ha aggiunto il primo cittadino.

L’intervento di un eventuale privato, sempre che ritenga appetibili apparati e macchinari costituenti l’azienda, che venga ad acquistarla o ad acquistarne un ramo, difficilmente potrebbe essere attratto da una situazione drammatica dal punto di vista organizzatorio e delle risorse impiantistiche, posto che il rilancio dell’intero apparato non può che derivare dal rilevante finanziamento di un progetto che preveda anche il rinnovamento dei macchinari aziendali. Pertanto, sarebbe giunto il momento di smetterla di illudere i lavoratori in maniera cinica e spregiudicata come sta facendo l’opposizione di centrosinistra la quale, al contrario, farebbe bene a gettare la maschera e a dire che ha scelto di far fallire le Terme, non votando il bilancio, pur di far cadere la mia Amministrazione. È bene, una volta per tutte, che tutti si rendano conto di un dato obiettivo e non più eludibile: le Terme, senza bilancio comunale, e per tutte le ragioni sopradette non saranno ricapitalizzate e non beneficeranno di investimenti con la conseguenza che, se il bilancio comunale non passerà, l’unico dato certo indubitabile e ineluttabile sarà che, un minuto dopo, le Terme saranno tecnicamente fallite e i lavoratori senza posto di lavoro. Rinnovo, ancora una volta, quindi, l’invito a tutti i soggetti politici consiliari responsabili a creare le condizioni affinché il bilancio passi. Non lo chiedo per me, né per procurarmi una sterile e inutile sopravvivenza politica, ma lo chiedo per consentire ai lavoratori delle Terme di mantenere il posto di lavoro e di beneficiare di quello che, da quel momento, sarebbe il sicuro rilancio dell’azienda. Da parte mia, continuerò a lavorare in queste ore per creare le condizioni in base alle quali l’approvazione del bilancio possa essere non un gesto fine a se stesso ma il primo passo concreto per ritrovare una maggioranza consiliare stabile e salda che possa permetterci di condurre a termine la consiliatura nell’esclusivo interesse della collettività”, ha concluso Bobbio.

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