Da oggi, i visitatori potranno nuovamente ammirare l’Orto dei Fuggiaschi negli scavi archeologici. Si tratta di un vigneto all’interno del quale viene prodotto il famoso “Villa dei Misteri”, un pregiato vino ricreato con le tecniche e le uve di un tempo. La produzione di questo esclusivo prodotto, nasce da un progetto di collaborazione fra la Soprintendenza Archeologica di Napoli e Pompei ed una nota azienda vinicola campana, leader nel settore.
L’orto, piuttosto vasto, è situato nell’area sud-orientale di Pompei. Esso prende il nome dai famosi tredici antichi pompeiani che, nel tentativo di sfuggire all’eruzione del 79 d.C, vennero seppelliti dalla nube di cenere e lapilli. I corpi, furono portati alla luce nel 1961, grazie alla campagna di scavo voluta dal soprintendente dell’epoca Amedeo Maiuri. Sicuramente, dalle numerose ricostruzioni fatte, i “fuggiaschi” stavano cercando di raggiungere le mura della città per mettersi in salvo, ma il loro tentativo si rivelò vano. Rimasero seppelliti proprio nel vigneto denominato, oggi, Orto dei Fuggiaschi, a ricordo della loro triste sorte. I tredici calchi tutt’ora sono visibili agli occhi dei tanti turisti. Essi, infatti, non furono mai spostati dal vigneto proprio su indicazione di Maiuri che volle rendere tangibile, agli occhi dei più, la testimonianza di un infame destino.
Un’importante intervento di restauro dei tredici calchi, si è da poco concluso ed è stato realizzato con fondi ordinari provenienti direttamente dagli incassi dei botteghini degli Scavi di Pompei. Insomma la Soprintendenza Archeologica di Napoli e Pompei, ha finanziato, di propria tasca il restauro, senza ricevere fondi esterni. Nello specifico,l’operazione di manutenzione ordinaria, ha interessato la teca che ospita i corpi. Ne è stata scelta una più adatta, funzionale, che esalta ancora di più il significato storico dei reperti che ospita al suo interno. Da oggi, i visitatori che ogni anno affollano gli Scavi di Pompei, potranno tornare ad ammirare il meraviglioso “Orto dei Fuggiaschi” e i calchi delle tredici vittime che, proprio in quell’orto, trovarono la morte.
Marianna Di Paolo