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E se Mazzarri cambiasse modulo?

Due rimonte da 1-2 a 4-2 in tre giorni, segno che il Napoli fisicamente sta bene e soprattutto ha voglia di vincere. Eppure, sia con la “squadra 2” che con i “titolarissimi”, gli azzurri hanno dimostrato evidenti lacune difensive, errori di posizionamento (conditi da qualche sbavatura personale) che hanno permesso agli avversari – Dnipro giovedì e Genoa domenica – di andare in rete due volte e prima del Napoli.

La reazione azzurra è stata, in entrambi i casi, devastante. In Europa League è bastato un super Cavani – capace di andare in rete 4 volte in un solo match – a ribaltare il risultato. A Genova, invece, è servita tutta l’organizzazione di gioco per cambiare l’andamento della gara e anche qualche cambio tattico operato da Mazzarri.

A 12 minuti dalla fine, i grifoni erano ancora avanti, poi sono saliti in cattedra i “tenori” azzurri, orfani di un troppo spento (e ora acciaccato) Pandev ben sostituito dallo scugnizzo Insigne. Prima Hamsik ha imbeccato Cavani che ha dribblato pure il portiere avversario Frey per il 2-2; poi è toccato a Mesto – cambio che ha dato la svolta alla gara – disegnare un cross perfetto per la cresta di Marek per il vantaggio allo scadere; infine, contropiede da manuale in pieno recupero con il solito Cavani a pescare il solissimo e implacabile Insigne per il 2-4 finale.

La partita, però, è cambiata quando il risultato era ancora di 1-0 per il Genoa, quando cioè Mazzarri ha scelto di cambiare modulo passando dal 3-4-1-2 al 4-2-3-1, con Mesto ala destra, Insigne sulla fascia mancina e Hamsik centrale dietro Cavani.

Proprio l’ex genoano Mesto, appena entrato, ha siglato il gol del momentaneo 1-1, dopo il vantaggio nel primo tempo di Ciro Immobile. Poi la sbavatura difensiva sulla fascia destra appena 2 minuti dopo ha regalato il nuovo vantaggio ai padroni di casa con Bertolacci. Ma la svolta, appunto, era stata l’ingresso dell’esterno destro che aveva permesso a Mazzarri di consolidare il suo modulo con la difesa a 4 (scalato Maggio in retroguardia al posto di Campagnaro) e ripartire con maggiore consistenza in avanti.

Le note dolenti sono rappresentate per la prima volta proprio da Campagnaro: suo, in complicità con Cannavaro, il primo errore che ha permesso ad Immobile di raccogliere la palla facile facile per il vantaggio del Genoa. Finché è rimasto in campo, poi, non è riuscito mai a riscattarsi, commettendo piccole sbavature anche nell’impostazione del gioco, non da lui.

Pandev è stato più volte richiamato dai compagni perché non è mai rientrato. Ha sbagliato tanti passaggi e non ha mai tirato in porta. Insigne era già stato mandato a riscaldarsi, quando il macedone si è infortunato: il cambio sarebbe stato “matematico” all’intervallo.

Infine Maggio. Spesso nervoso, poco propositivo, non si era subito calato nel nuovo ruolo di terzino basso, quando è stato infilato per l’assist del 2-1 del Genoa. Nel primo tempo, troppe volte ha chiamato palla sulla fascia destra senza mai riceverla, un po’ per la giornata no di Campagnaro, un po’ perché il Napoli non ha un vero regista capace di cambiare gioco.

Però, Mazzarri adesso ha in mano il suo Napoli e la possibilità di dare una svolta alla stagione, magari cambiando modulo come ha fatto lo scorso anno Conte con la sua Juventus oppure Stramaccioni con l’Inter di quest’anno. Entrambi hanno deciso di “imitare” Mazzarri e passare alla difesa a 3 ottenendo ottimi risultati, ma con gli uomini migliori che il Napoli offre in questo momento il tecnico livornese non sbaglierebbe se scegliesse di fare il percorso inverso e cominciare a difendersi a 4…

Dario Sautto

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