Forse parto con un incipit eccessivamente pessimista, ma la situazione non lascia margine, forse neanche alla speranza.
L’esperienza professionale mi ha portato da un paio di anni a conoscere da vicino la realtà di Torre Sud. Di quella Torre Annunziata, antica Oplonti, ricca cittadina della pasta negli anni che furono e triste simbolo dell’illegalità di questi anni segnati dall’omicidio di Giancarlo Siani, oltre venticinque anni fa, e dal fuoco di camorra che non più di qualche settimana fa ha ancora una volta insanguinato l’asfalto cittadino.
Il mestiere che insistiamo a fare ci mette ogni giorno di fronte a storie incredibili ed imbarazzanti per chi, come noi, crede tanto nella propria terra e nelle infinite risorse e capacità che essa troppo spesso nasconde.
Eppure, ed è storia di due giorni fa, mi son dovuto ancora una volta fermare e riflettere sullo stato di totale incredulità nel quale ero caduto.
“…Maie’, ma chilli nun te fanno trasaì rainto ‘u Penniniello!” a parlare è un ragazzino di otto anni che, rivolgendosi all’insegnante afferma: “Maestra, ma quelli non ti fanno entrare nel Penniniello”. Ma non è proprio così. Ad intervenire è un altro bambino che con fare sicuro chiarisce che però si può entrare se tieni una “cainata”, una “suocera”, cioè una cognata o una suocera a cui fare visita. “… tu dici che devi andare a trovare la cainata e loro ti fanno passare…”
Per i non torresi, il Penniniello e uno dei quartieri di Torre Annunziata, periferico e creato dal nulla nel post-terremoto dell’80. In questa area, volendo stare alle ammissioni degli stessi amministratori, e volendo seguire la cronaca quotidiana, la legalità latita e lo Stato sembra essersi arreso allo “stato delle cose”. A controllare il territorio “loro”. Proprio quelli che decidono se entrerai o meno nella loro enclave.
Nel Penniniello non si entra. È questa l’unica realtà, l’unica verità. Una verità tanto pesante da essere metabolizzata al punto da assurgere a normalità per chi, in pochi anni di vita, ha conosciuto solo quella.
Monumento a tutta questa realtà che, smettiamola di liquidarla con il retorico “dimenticata”, perché è una realtà ben nota a tutti, proprio a tutti, e proprio da tutti tollerata, anzi di più, colpevolmente ignorata, è l’antica scuola elementare del rione, abbandonata da anni e oggetto di abusi e saccheggi.
“Maie’… io ci vado in quella scuola. Mi metto i guanti e, li sai i tubbi di rame, quelli arancione, io li tiro dal muro, me li vendo… e faccio i soldini”.
Gennaro Cirillo