Gli scavi e gli studi archeologici nell’area vesuviana continuano, ancora oggi, a restituire tesori incommesurabili. Infatti, a pochi chilometri dalla città sepolta dall’eruzione vesuviana del 79 d.C., nel territorio del comune di Scafati, è stato ritrovato un terreno coltivato a vite risalente all’età romana e in ottime condizioni di conservazione. Ne dà l’annuncio Il Sole 24 Ore, che anticipa i risultati della campagna di scavo condotta dall’Istituto archeologico di Berlino, diretta dall’archeologo Florian Seiler.
Ad individuare il vigneto, che occupa un’area di 12 metri per 4 in posizione strategica tra la villa-fattoria romana di Numerius Popidius Narcissus Maior e la cosiddetta villa della «cartucciera», è stato uno staff internazionale che da cinque anni lavora alla ricostruzione del paleo-paesaggio della piana del Sarno, ovvero un’ ampia area geografica che si trova nella zona dell’ omonimo fiume e sulla quale nell’antichità sorsero Pompei e l’attuale Nocera. la ricostruzione di un paleo-paesaggio significa riscotruire l’economia di una città antica, ed in questo caso si trattava di un’ecnomia basata pricipalmente sull’agricoltura.
Il vigneto scoperto di recente sembra essere appartenuto alle suddette due fattorie , ed è da considerarsi il vitigno antico meglio conservato insieme a quelli rinvenuti in quella zona nel secolo scorso.
Vista l’entità della scoperta, un nuovo team di esperti direttamente dall’Università di Oxford, seguiranno i lavori dei ritrovamenti negli scavi archeologici che il vesuviano ancora oggi continua a regalarci.
Michela Sorrentino