Stamane un grido accorato di disappunto si è levato in piazza Bartolo Longo. “ Non occupati ma… incazzati” era questo lo slogan ricorrente sugli striscioni. A far sentire la loro voce sono stati gli studenti del liceo scientifico statale “E. Pascal”. La manifestazione, partita dall’istituto e terminata nel centro cittadino, s’inserisce appieno nel clima caldo di protesta che sta animando le piazza italiane in questi giorni. Il motivo del dissenso studentesco è da rintracciarsi nella legge n° 953 (nota come ex legga Aprea), già passata alla Camera e discussa al Senato il prossimo 6 dicembre. Questa legge prevede numerosi tagli alla spesa pubblica per il comparto dell’istruzione. Qualora essa dovesse essere approvata in via definitiva, a rischiare grosso saranno le istituzioni scolastiche e, il diritto di tutti allo studio, potrebbe uscirne fortemente compromesso. Lo scenario ha gettato nello sconforto anche gli studenti del liceo scientifico di Pompei che, stamattina sono scesi in piazza sostenuti dai loro professori, coinvolti anch’essi nell’ipotetica prospettiva dei tagli. Ma cosa rischiano davvero le scuole pubbliche? Per capire meglio diamo voce ad uno dei quattro rappresentanti d’istituto, Pierluigi Russo. In quanto rappresentante degli studenti, il giovane portavoce afferma: “ Questa legge, qualora passasse in via definitiva, getterebbe in crisi profonda l’istituzione scolastica a causa dei numerosi tagli previsti dal governo. Non solo. La prospettiva di privatizzare diversi istituti scolastici pubblici, pregiudica il diritto allo studio che spetta ad ogni individuo. Questa legge mette in discussione anche le figure di rappresentanza degli organi collegiali ( per intenderci, io e gli altri tre rappresentanti d’istituto, rischiamo di essere gli ultimi superstiti di una categoria che potrebbe scomparire). La 953 limita il ruolo degli organi di democrazia scolastica e rafforza il ruolo manageriale di natura privatistica del Dirigente Scolastico. In un momento storico in cui il governo taglia su tutto, non possiamo accettare che si chiedano ulteriori sacrifici economici alla scuola pubblica, già fortemente svantaggiata rispetto alle altre realtà internazionali. In questo nostro cammino di protesta abbiamo la solidarietà dei nostri professori, anch’essi nel mirino di un futuro professionale sempre più incerto. Giù le mani dalle nostre scuole. Non occupati ma… incazzati è questo il nostro slogan”. A dare man forte a Russo nell’esposizione delle sue tesi, numerosi altri studenti, determinati, quanto il loro rappresentante, a voler continuare la protesta anche nei prossimi giorni. Per domani i ragazzi del “E. Pascal” si riuniranno in assemblea straordinaria per pianificare le prossime iniziative di dissenso pacifico. Intanto, è notizia certa che per venerdì 30 novembre, sarà previsto un nuovo corteo per le strade cittadine. Ad anticiparlo è proprio Pierluigi Russo: “Siamo in attesa di ricevere le autorizzazioni necessarie per il corteo di venerdì 30 novembre. La nostra protesta continua. Vogliamo nuovamente urlare il nostro disappunto, in modo pacifico come sempre, ma con determinazione. Per venerdì promuoveremo una manifestazione ancora più puntuale nella sua organizzazione”. La determinazione dei ragazzi è tangibile. Alla base di essa ci sono motivazioni sentite che si ricollegano ad un futuro, quello della scuola pubblica italiana, che appare sempre più incerto.
Marianna Di Paolo