Sant’Anstasia Arte e Spettacolo con “L’Industriale” di Montaldo. Presente anche il regista.

Sant’Anastasia-Na- Sabato 24, nell’Aula Consiliare di Palazzo Siano si è respirata aria di cultura. Nell’ambito  della XXma rassegna Sant’Anastasia Arte e Spettacolo ospite il maestro regista Giuliano Montaldo e la proiezione del film “L’Industriale”.

Presenti il sindaco, Dott. Carmine Esposito; Carmine Giordano, direttore della Scuola di Teatro Gregorio Rocco e direttore Artistico della Rassegna; il Prof. Pasquale Iaccio , Docente di Storia del Cinema dell’Università di Salerno e dell’Università di Napoli; Prof.ssa Lucia Stefanelli Cervelli esperta in Comunicazione Scenica.

“Questa crisi è un cerino che brucia nelle dita. Ma dove sono i pompieri? Io non lo so, lei lo sa? Anzi forse lo sappiamo. Ma allora dobbiamo domandarci: dove sono i pompieri? Ignoro quale sia la soluzione migliore ma penso che dovremmo avere lo stesso approccio di coloro che nel dopoguerra si sono rimboccati le maniche, tutti, per ricostruire un paese in ginocchio”– Giuliano Montaldo, apre  con questa sorta di quesito e presa di coscienza, , la serata che lo vede protagonista con la proiezione del film “L’Industriale”.

Il tema della crisi economica affrontato con piglio sottile e realista dalla macchina da presa del regista. Un occhio critico fortemente corretto nell’attenzione sociale così come in quella umana.

Una Torino dai colori stinti, quasi una fotografia dai contorni sfumati nella densa nebbia che, come un macigno, si posa su tutti e tutto. Una Torino di fabbriche e acciaio che segnano in modo indelebile anche il paesaggio dell’anima. Il freddo dell’inverno e il freddo dei rapporti. Una morsa livida come l’angoscia dell’ industriale Nicola Ranieri -un bravissimo Pierfrancesco Favino- proprietario di una fabbrica sull’orlo del fallimento. Inutili i tentativi di ottenere prestiti bancari per cercare di tamponare la situazione, eccolo avviare una procedura salvifica  con una compagnia tedesca che  mostra subito le sue lacune. La salvezza, facile, è alla portata di mano: un aiuto economico dalla ricca suocera. Ma per orgoglio e  caparbietà, sotto lo spettro ed il riverbero di un padre cui non vuole o non può dare delusioni, egli non accetta annegando così nell’incapacità di fare un giusto quadro della situazione e nella presa di posizioni errate.

La crisi sociale si affianca a quella dell’uomo. Il fallimento della fabbrica a quello totale dell’essere. Macchiandosi di sangue  perchè tormentato dal dubbio dell’infedeltà finirà col dilaniare il rapporto con la moglie minato dalla distanza di comunicazione. Uno sprazzo giallo che trova un’ottima collocazione in un contesto da denuncia sociale che tocca la crisi economica, le fabbriche dismesse e il degrado multietnico. Ed una frase, quella del protagonista che racchiude quella ( non ) “certezza” di esserci riusciti a farcela. “Ho fregato i tedeschi…”.   Fregare, appunto.

“Un film dai contenuti di sostanza, elaborato mentre si respira la stessa aria ponendo un problema che tocca sia il mondo dell’imprenditoria che quello dei lavoratori. Una sorta di denuncia verso il fallimento di quel modello che si è dato alle nuove generazioni”- queste le parole del sindaco Carmine Esposito a cui si aggiungono quelle di appoggiare l’arte e la cultura evitando la vergogna dei tagli verso due importanti settori anche dal punto di vista produttivo.

Un film ruvido ed una serata “diversa”, capace di fornire un’occasione per riflettere guardando al di fuori, puntando poi l’occhio stinto e grigio sul nostro io.

M.Chiara D’Apolito  

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