“La soluzione progettuale proposta per il castello Lauritano non può qualificarsi come restauro conservativo, ma come vera e propria ristrutturazione”. Con queste parole, la settima sezione del Tar Campania ha respinto il ricorso dei proprietari dello storico castello medievale Lauritano, cui l’ufficio tecnico del Comune non aveva concesso l’autorizzazione ad effettuare dei lavori edilizi. La società “Il Castello s.a.s.” aveva presentato, la scorsa estate, una documentazione al Comune, chiedendo il rilascio del permesso a realizzare un “restauro o un risanamento conservativo” della struttura. Richiesta bocciata perché, secondo i tecnici comunali, l’intenzione dei proprietari era quella di ristrutturare il Castello, attraverso un aumento di volumetria che sarebbe avvenuto attraverso dei lavori abusivi. Ieri mattina così, i giudici del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania hanno dato ragione al Comune: il Castello, almeno per il momento, resterà così com’è. “Il Tar ha sancito la correttezza dell’operato dell’ufficio tecnico del Comune – afferma il sindaco Luca Mascolo -. Nessuno quindi è stato danneggiato, ma è stata semplicemente applicata in maniera corretta la legge. Il nostro operato quindi è conforme alle normative vigenti e, soprattutto, nell’interesse della collettività. La pretesa dei proprietari del Castello di costruire nuovi volumi è stata rigettata con ampie motivazioni, che confermano in toto le argomentazioni del provvedimento di diniego del Comune. Per ciò che riguarda invece le insinuazioni e le offese – conclude Mascolo -, preferiamo lasciar perdere e riteniamo che bisogna sempre più far emergere il rispetto delle regole come faro dell’azione amministrativa”. La vicenda tuttavia potrebbe non essere finita qui. I fratelli Antonio e Mario Mascolo infatti, proprietari della struttura, decideranno nei prossimi giorni se rivolgersi nuovamente alla magistratura, anche alla luce delle motivazioni allegate all’ultimo ricorso perso al Tar. “L’intervento progettato – affermano i proprietari – consiste in un restauro e risanamento conservativo e non in una ristrutturazione edilizia. L’edificio non è nato “rudere”, ma questa immagine primitiva si era venuta a configurare soltanto alcuni decenni prima del consolidamento e del recupero dell’immobile, effettuati sotto la sorveglianza della Soprintendenza per i beni architettonici di Napoli, complice l’incuria e l’indifferenza generale per cui il recupero degli ambienti crollati non possono in alcun modo essere configurati come edificazione ex novo”. Secondo i proprietari del Castello, inoltre, “i lavori di restauro interessano l’immobile e non hanno alcuna interferenza col piazzale antistante. Per cui – concludono – non è compromessa in nessun modo la fruizione del panorama da parte della collettività”.
Francesco Fusco