La promessa è stata mantenuta. Stamane gli studenti del Liceo Scientifico Statale di Pompei, sono scesi in campo, più determinati che mai, per urlare tutto il loro disappunto contro la n° 953, nota come legge Aprea. L’appuntamento era stato annunciato alla nostra testata da Pierluigi Russo, uno dei quattro rappresentanti d’istituto del liceo. Il giovanissimo portavoce aveva anticipato, in occasione del corteo di martedì scorso, che quella di oggi sarebbe stata una rimostranza ancor più puntuale nella sua organizzazione, e così è stato. Stamane gli studenti si sono dati appuntamento alle ore 09.30 alimentando le fila di un grosso corteo che, facendosi strada per le vie del centro, è confluito in piazza Bartolo Longo, proprio sotto al palazzo municipale. I motivi del protestare rimangono invariati. Sotto accusa resta la famigerata legge Aprea che, il prossimo 6 dicembre, verrà discussa al Senato. La normativa pare che preveda numerosi tagli alla spesa pubblica per il comparto della pubblica istruzione. La n° 953 favorirebbe la privatizzazione di numerosi istituti scolastici pubblici, minacciando così il diritto allo studio dei più. Inoltre, con la Aprea, rischierebbero di sparire le figure chiave degli organi di rappresentanza d’istituto accentrando il potere decisionale nelle mani del dirigente scolastico, figura sempre più vicina a quella del manager. Per tutti questi motivi gli studenti di Pompei sono scesi nuovamente in piazza. Il loro è un forte no ai continui tagli alla scuola pubblica, già tristemente nota per essere parecchio indietro rispetto alle più avanzate realtà internazionali. Nelle iniziative di protesta gli studenti del “E. Pascal” hanno dalla loro anche i professori, il cui destino professionale sembra minacciato anche esso dalla legge in questione. Si parla sempre più di una scuola italiana di qualità come di un obiettivo da raggiungere. Ma con continui tagli sarà difficile andare molto lontano. La scuola pubblica rappresenta il serbatoio da cui attingere gli adulti opportunamente formati e, si spera, i lavoratori del futuro. Non continuiamo a penalizzarla.
Marianna Di Paolo