Primarie Pd: il paradosso cercolese

Vendola-Bersani-Renzi questa la tris vincente delle primarie a Cercola. Un risultato forse inatteso proprio come la famosa tris, King, Soldatino e D’Artagnan, vincente nel celebre film “Febbre da cavallo”.
A piazzarsi primo, dunque, il governatore pugliese che con 293 voti precede il segretarissimo. Bersani con il compatto gruppo di “puristi” democratici ha raccolto appena una trentina di voti in meno, attestandosi a quota 264. Terzo Il sindaco rottamatore Matteo Renzi con 128 preferenze.
Analizzando il voto la prima cosa che ci sembra di percepire è che, tutto sommato, 691 votanti per una “piazza” come quella di Cercola, “rossa” per vocazione e pronta a ritornare al governo cittadino nella primavera prossima, ci sembrano oggettivamente un po’ pochini. Ma forse non tutti i contendenti, come ci conferma uno dei militanti bersaniani con un pizzico di rammarico, si sono impegnati al massimo per portare votanti ai seggi.
“Prova muscolare” quella tentata dalla variegata flottiglia che ha portato Vendola all’affermazione cercolese. Oltre a Sel con Picardi e Borriello, a schierarsi col governatore anche l’Api, che pochi giorni prima delle primarie dichiarava che non avrebbe partecipato, a causa di un malcontento interno, e che invece si presentava ai seggi al gran completo, Gallo, Fiengo e Terracciano in testa. Un sicuro appoggio sarebbe venuto anche dal socialista Di Dato, mentre in città c’è chi si dice sicuro di un voto “vendoliano” anche per il capogruppo uscente PD, Barone. Quest’ultimo ufficialmente sembrava tra gli elettori orientati verso Firenze dato che proprio il cognato, Roberto Cautiello, sarebbe il rappresentante provinciale di Renzi, ma anche su questo si potrebbe tanto discutere rischiando di perdere il filo del ragionamento.
«Vogliamo un partito pulito, trasparente e nuovo. Con le idee ben chiare e con persone capaci di farle valere» a parlare è Michele Mancini che si definisce un semplice militante, al più “il portiere” del Pd avendo in custodia le chiavi della sezione cittadina. «Siamo stanchi – continua – di chiacchiere vuote e delle solite facce. Guardiamo verso un Partito Democratico sano, ripulito da tutte le zone d’ombra e da tutti quei protagonisti ambigui che ne hanno caratterizzato le fila fino a qualche tempo fa». Un discorso degno di un rottamatore. Ma Mancini tiene a precisare la sua appartenenza alla parrocchia di Bersani, non negando che nelle idee del giovane leader toscano sono tante le cose condivisibili e da recuperare.
Ma se per i fedelissimi del segretario cittadino Cacciola, del futuro candidato sindaco Grillo, e soprattutto di Pierluigi Bersani, riciclare le cose buone proposte dagli altri è cosa buona e giusta, un palese paradosso si presenta quando si volge lo sguardo verso lo schieramento opposto. Se tanto mi dà tanto e se quella andata in scena domenica scorsa a Cercola voleva essere una sorta di prova di forza messa su da tutte quelle forze che si reputano alternative alla attuale segreteria cittadina, cosa succederà al secondo turno? Accadrà che il variopinto gruppetto sarà costretto, per puntare ancora una volta i piedi, ad appoggiare l’alternativa a Bersani e quindi tutti in massa a votare per Renzi. Dov’è il paradosso? Semplice, ad appoggiare il Rottamatore saranno proprio quei dinosauri politici che, in caso di vittoria alla fiorentina, sarebbero i primi ad essere “rottamati”.

Gennaro Cirillo

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