Benedetti Made in China

Sembrerebbe una mezza imprecazione all’incontrario relativa delle perfette, e sovrabbondanti sul mercato, imitazioni di qualsiasi genere merceologico provenienti da quella Cina, tanto vicina.
La mia peró è certamente piú una provocazione che una crociata all’ incontrario in favore del Made in China. A dire il vero non so nemmeno se si tratta di “originale” robaccia cinese o magari di prodotti provenienti da Taiwan, paesi dell’est piuttosto che Polonia o India, ma non è questo il punto. La mia affermazione prende le mosse da lidi ben più vicini ed in particolare dalle stanze del Santuario Mariano di Pompei adibite a vera e propria merceria del cristianesimo, un fornito duty free della fede. Ebbene sí, a costo di passare per scomunicato ed eretico, ancora una volta sono rimasto deluso. Dietro al campanile della basilica dedicata alla Madonna del Rosario, si aprono alcuni locali adibiti in parte a biglietteria per l’ascesa alla sommità del campanile stesso, ed in parte a vero e proprio spaccio di troppi oggetti, ricordini, merchandising, libri e chi più ne ha più ne metta. Al centro di questo minimarket della fede una bacheca: “Gli oggetti venduti non possono essere sostituiti” e ancora su un ulteriore pezzetto di carta “Tutti gli oggetti sono già benedetti”. Accanto a queste due edificanti comunicazioni tanto di adesivo con le varie carte di credito accettate. Ora, non so esattamente come funziona, a cosa serviranno gl’introiti di questo mercatino della fede, che comunque non saranno utilizzati per Imu ed altre imposte essendone la chiesa ancora una volta esonerata, ma mi pare che ci sia qualcosa che non torna. Pur volendo sorvolare sulla prima frase, quella relativa al cambio della merce venduta, devo soffermarmi su “Tutti gli oggetti sono già benedetti”. Mi sembra veramente troppo. Non si vendono “sciartapelle”, come direbbe mio suocero indicando delle cianfrusaglie di poco valore. No. Qui si vendono delle benedizioni confezionate in pacchettino regalo. Una sorte di indulgenza liofilizzata. Mi raccomando, se vi dovesse venire la balzana idea di assistere ad un rito sacro e ricevere, unitamente al caro oggettino appena acquistato, la tanto agognata e salvifica benedizione, non ci pensate proprio. Avete già acquistato il biglietto. No, non quello per l’acensore per salire al campanile. Quello che avete acquistato è tanto di benedizione per un posto in paradiso. È sia chiaro, solo quello delle suorine-commesse porta in dote tanto di salvezza. Le madonnine, i crocifissi e tutti gli oggetti sacri delle bancarelle sono privi di questa sacra aura. I veri, gli unici mercanti autorizzati a vendere la fede sono quelli che operano nel Tempio.
È qui mi rivolgo al nuovo Vescovo di Pompei nella speranza che sia meno amministratore e più pastore. Capisco che i guadagni del merchandising sono una voce sicuramente importante per le attività del santuario, ma quella frase a mezzo tra la venialità e la pubblicità subliminale, andrebbe tolta dalla bacheca e magari sostituita con un invito alla preghiera, ad un pensiero per chi soffre, per le guerre. Questo sì sarebbe più logico trovare nel Tempio, anche tra i mercati, di cui, sembra, non si possa fare a meno.
Qualcuno potrebbe pensare di aver letto di un articolo che parla male della Chiesa e dei cinesi. E allora parafrasando un famoso comico, concludo: un pensiero vero a metá! Ho sempre nutrito profonda stima per i popoli orientali, per la costanza e la paziente temperanza dei cinesi e per la loro laboriosità.

Gennaro Cirillo

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