Bobbio crolla. Demerito o altro?

Ma perché lo “sceriffo” Luigi Bobbio è sceso da cavallo e dallo storico palazzo Farnese? Il candidato a sindaco del centrodestra che vinse tre anni fa le elezioni a Castellammare di Stabia con ampi numeri, nel corso della sua breve azione amministrativa, ha più volte affermato di voler bonificare la città. Da cosa? Dalla cattiva amministrazione del comune, dal malaffare e dai pesanti condizionamenti della camorra, giunta persino a condizionare la festa devozionale a San Catello. Se la situazione è veramente cambiata, con risultati duraturi, è presto per sostenerlo. Ma questi obiettivi potrebbero aver indotto una reazione “politica” di contrasto alla sua amministrazione, ispirata proprio dalla criminalità locale che avrebbe trovato collusioni in una parte dei protagonisti della politica stabiese? Al momento è pura fantasia, solo qualche rumors che circola e si diffonde tra i fans dell’ex sindaco, dopo che in consiglio comunale hanno ascoltato una sua frase che evoca “un tempo che fù”: “Oggi è un buon giorno per morire, quando si muore con dignità e onore”. Solo Bobbio, anche in quanto ex magistrato inquirente, può tranquillizzare i suoi sostenitori e contribuire a fare chiarezza su quest’ultimo periodo della vita amministrativa di Castellammare, intriso di veleni. Dall’ex sindaco, dell’ex città delle acque e dell’ex città dei cantieri (due amare realtà), è necessaria una grande azione di verità pubblica. Lo è tanto più se “Bobbi” (così continuano a chiamarlo coloro – e non sembrano pochi – che non hanno familiarizzato con il suo nome) dovesse confermare quanto ha detto durante il consiglio comunale della disfatta: “Mi ricandido!”, di cui non è chiaro se alludesse ad una minaccia o ad una promessa. Sono tantissimi i cittadini, una maggioranza (tra cui tanti fieri elettori di Bobbio) in gran parte silenziosa ma non rassegnata, a cui non piace che la città sia diventata “ex” di un passato glorioso.
Questi vogliono sapere da Bobbio cosa è successo. Camorra, giochi di potere, congiure di Palazzo o più semplicemente incapacità personali e politiche mediocri del Sindaco e della sua ex maggioranza? Quale di queste cause ha privato la città della sua ordinaria amministrazione? Perché non si è creata una sintonia tra le azioni amministrative e i bisogni, le necessità e, soprattutto, le aspirazioni di sviluppo di una comunità che vive una forte depressione sociale?
Queste risposte sono urgenti, molto urgenti, prima di annunciare una ripartita.

Antonio Irlando

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