Pompei: esternalizzazione “Casa Borrelli” molti silenzi, tanti dubbi

Ultimo consiglio comunale. Uno dei temi più accesi è l’esternalizzazione della Casa di riposo Borrelli. La  gestione della struttura è attualmente affidata all’Aspide, azienda speciale del comune, costituita nel 2004, che sarà messa in liquidazione. Nel corso degli anni l’esborso dell’amministrazione a favore dell’ente è pari a 700mila euro complessivi. Senza contare i costi della ristrutturazione che, secondo quanto riportato dalla stampa nel 2009, sarebbero pari a 800mila euro. Nel 2009 (del. n. 10) la corte dei conti aveva sollecitato chiarimenti sulla gestione della casa di riposo da parte dell’azienda, in ordine alla quale sussisteva “una pesante situazione di passività”. I riscontri forniti alla corte indicavano “l’eccezionalità e non ripetitività degli eventi che maggiormente hanno inciso negativamente sugli equilibri di bilancio di detta azienda (in particolare: ripiano di un pregresso contenzioso in materia di inquadramento del personale e lavori di ristrutturazione non procrastinabili)”. I giudici contabili, già allora, raccomandavano di adottare atti idonei a soddisfare i principi di gestione quali efficacia, efficienza e economicità.

Tre anni dopo quei rilievi, è  la spending review, come sostenuto dal sindaco in consiglio comunale, a imporre una razionalizzazione nell’utilizzo delle risorse pubbliche,  eliminando, ad esempio, organismi riconducibili agli enti territoriali. È in particolare il d.l. 95/2012 che prevede, oltre alla riduzione del personale della pubblica amministrazione e risparmi di spesa, la soppressione di enti e società.

Tutto bene quindi? Non proprio.

A opporsi fortemente, nell’assise cittadina, al progetto di esternalizzazione della casa di riposo è stato il capogruppo del PdL Giorgio Arpaia. Le perplessità del consigliere comunale riguardavano, in particolare, il rispetto della volontà testamentaria della donatrice (Concetta D’Arienzo, ndr). «Appare necessario che si chiarisca – sostiene Arpaia – quale è l’atto mortis causa  de1936 a cui fa riferimento il dirigente, indicando, eventualmente, il numero di repertorio dello stesso, il Notaio rogante, la data di stipula ed inoltre, fatto essenziale, le parti che allo stesso hanno dato vita. Inoltre non appare chiaro se la gestione del servizio da parte di un privato cittadino sia conforme al legato testamentario nella parte in cui preveda una possibilità di lucro da parte di qualcuno. In sostanza non è chiaramente previsto che l’esternalizzazione del servizio rispetti la originaria volontà del donante. Grazie al nostro vigile controllo – continua Arpaia – abbiamo evitato che l’ente diventasse un albergo di lusso. Il sindaco ci ha definito ignoranti perché non sapevamo leggere un atto perfetto. Peccato che, subito dopo, quell’atto è stato emendato. È stato eliminato, infatti, il riferimento alla possibilità di utilizzo dello stabile anche da parte dei turisti.  Rimane, purtroppo, la preoccupazione per la condizione dei lavoratori, che passeranno da un ente comunque riconducibile al comune a un datore di lavoro privato. Il sindaco con la sua oratoria ha cercato di rassicurare i dipendenti. Ma lo stesso primo cittadino aveva dato rassicurazioni anche agli ex Aticarta, di cui conosciamo i problemi di reinserimento nel centro commerciale ».

Un parere negativo proviene anche dall’ex assessore alla politiche sociali, dal 1999 al 2011, Ferdinando Uliano: «Sono contrario perchè negli ultimi tempi stiamo assistendo alla “privatizzazione” di Pompei! Basti pensare ai tanti servizi come quelli finanziari e cimiteriali. Ultima in ordine di tempo è la esternalizzazione con la messa in liquidazione dell’ASPIDE. La casa Borrelli era l’unica risorsa per gli anziani con un modesto tenore di vita. Si sta contravvenendo alle ultime volontà della benefattrice Borrelli, che lasciò la proprietà per i più deboli e senza tetto».

L’attuale assessore alle politiche sociali Pasquale Avino, sostiene, invece,  che il comune non ha rapporti con la casa di riposo e bisogna far riferimento all’Aspide.

 

Avremmo voluto avere “una voce di dentro” e riportare la preoccupazione dei lavoratori della casa Borrelli. Presenti al consiglio comunale, in un primo momento sarebbero stati disposti a parlare. A quanto pare, però, la direttrice dell’ente, dott.ssa Antonella Ferraro, sarebbe  l’unica deputata a intrattenere i rapporti con la stampa. Tuttavia, a fronte dei numerosi tentativi di contattarla telefonicamente, sia al cellulare che presso la casa di riposo, non abbiamo ottenuto risposte. Di tante dichiarazioni, quindi, manca la più importante, quella di chi direttamente conosce la struttura e potrebbe dire cosa significa questa esternalizzazione sulla pelle dei quattordici dipendenti e dei quarantatre “nonni”. Dispiace che ad essere assente sia proprio la parola di chi più di tutti potrebbe parlare, chi quelle persone, tutti i giorni, le amministra. Qualunque sia il giudizio sulla privatizzazione, si tratta di un’occasione mancata per dire la propria in merito. Una perdita che, in ogni caso, non ha impedito di scrivere un articolo. Ha solo tolto chiarezza ai cittadini che la richiedono. Ma come diceva Sciascia, “cuicumque suum”. A noi stavolta tocca il silenzio. Ed è un silenzio che, comunque, parla.

                                                                                                            Claudia Malafronte

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