È intitolata significativamente, dati i tempi, “Catastrofi sotto il Vesuvio” la mostra che svelerà l’antica Pompei alla capitale spagnola. A ospitare l’atteso evento , infatti, sarà la Fondazione Canal de Isabel II di Madrid, in Plaza de Castilla, dal 6 dicembre 2012 al 5 maggio 2013. Non solo Pompei, però, sarà portata idealmente oltre il confine iberico. Dei 350 reperti esposti, molti provengono dai siti protostorici di Nola e Poggiomarino oltre che dalle altre aree archeologiche vesuviane. Lungo il percorso espositivo verranno illustrati gli effetti sul territorio campano e in particolare vesuviano delle eruzioni che si sono susseguite dal II millennio a. c. fino alla fatidica data del 24 agosto del 79 d.c., che consegnò all’oblio Pompei per ben 1700 anni. A presentare l’evento, organizzato dalla Fondazione Canal in collaborazione con il Landesmuseum di Halle (Germania) e curato dal prof. Martìn Almagro, dell’Accademia Reale spagnola, l’ambasciatore d’Italia a Madrid, Leonardo Visconti di Modrone, la Soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro e la direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Napoli Valeria Sampaolo. Si tratta di un affascinante allestimento che si avvale del contributo delle tecnologie multimediali che arricchiscono l’esposizione di affreschi, argenterie e sculture provenienti dai principali luoghi di interesse del vesuviano come le domus del Menandro e del Citarista di Pompei e la villa del Petraro di Stabiae. A chiudere la mostra, testimonianze del legame tra la Campania e la Spagna: dal contributo decisivo dei Borbone, soprattutto Carlo III, alla realizzazione dei primi scavi nell’area all’ombra del Vesuvio, alle vestigia romane nella penisola iberica. Almeno una volta una good news dagli scavi che tra crolli e amianto vivono giorni bui. Nella speranza che finiscano presto e che non si debba andare anche noi in un museo per vedere gli ultimi resti di Pompei. Altrimenti daremo ragione a quanti pensano che i Borbone avrebbero fatto meglio a lasciarli sotto terra in attesa di un umanità migliore di quella che finora abbiamo dimostrato di essere.
Claudia Malafronte