Continua a fare scalpore il caso amianto negli scavi Pompei. Per fortuna. Le ultime due morti “sospette”, dell’archeologa Marisa Mastroroberto e dell’ex custode Domenico Falanga, si sono verificate a una sola settimana di distanza l’una dall’altra. Un dato che fa riflettere e che ha smosso le coscienze. Il 25 novembre era Antonio Marfella, tossicologo-oncologo dell’Istituto nazionale tumori “Pascale” di Napoli, che, a proposito del decesso della funzionaria, dichiarava all’Adnkronos: “Una morte legata all’amianto, quello smaltito nei siti demaniali in tutta la Campania e particolare nei siti archeologici”. Ora è Antonio Pepe, segretario della Cisl Fp Pompei, a rilasciare una video- intervista alla TMNews. Le immagini degli uffici container incriminati di Porta marina superiore e alcune guardiole dei custodi rivelano un degrado diffuso. Si vedono infiltrazioni, ruggine e pannelli divelti, nonostante precedenti interventi e bonifica. Ma il punto più controverso è ancora il mancato trasferimento dei dipendenti nelle case demaniali di recente ristrutturazione: “Dicono che devono essere demoliti (i containers, ndr) e il personale trasferito negli edifici demaniali, ma non vediamo perché questo non accada e si continuano a spendere soldi per fare dei piccoli interventi. Non riusciamo a capire qual è il problema nella ristrutturazione. I progetti sarebbero dovuti partire a fine anno ma a tutt’oggi non si rileva nessun inizio né presentazione della ristrutturazione, ce li abbiamo ancora lì, parte ristrutturati e parte no, fra poco si dovrà intervenire per ristrutturare quello che era già ristrutturato, con uno spreco dei fondi”.
Il sindacato ha stilato una lista di casi analoghi, ovvero dipendenti della soprintendenza morti per cause tumorali potenzialmente riconducibili all’esposizione alla sostanza killer.
Si tratta di ben 24 persone: Carotenuto Francesco detto “Ciccio o’ Mast” Custode, Giovanni Tito Custode, Pasquale Mascolo Custode, Luigi Manfredi Custode, Giovanni Tramontano Custode, Giovanni Buono Custode, Giovanni Montuori Custode, Pasquale Ognibene Custode, Raffaele Di Luvio Custode, Giuseppe Abenante Custode, Antonio Perrot Custode, i fratelli Michele e Gennaro Veniero Custodi, Falanga Domenico Custode, Giuseppe Vangone Restauratore, Antonio Sartore Restauratore, Giuseppe Santarpia Operaio, Giuseppe Rosellino Restauratore, Andrea Federico Restauratore, Francesco Guida Operaio, Pasquale Abenante Amministrativo, Anna Iandolo “Amministrativo”, Maria Antonietta Emma Pirozzi Architetto, Marisa Mastroroberto Archeologa.
L’elenco è solo provvisorio. Mancano ancora i dati di altri lavoratori morti in periodi non sospetti.
Nel frattempo si registra l’azione dimostrativa di Blocco Lavoratori Unitario, sindacato nato in seno a Casapound. Sui cancelli di porta Anfiteatro, infatti, è stato apposto uno striscione circondato da nastro rosso come in una scena del crimine. “Sigilliamo il vostro disinteresse per la vita dei lavoratori basta amianto”, questa la scritta forte nei confronti dell’amministrazione.
Sul caso amianto negli scavi di Pompei sta indagando la magistratura. Nell’ambito dell’inchiesta sono stati effettuati accertamenti tecnici, valutate cartelle cliniche e sequestrata un’area di circa duemila mq all’interno del percorso extra moenia.
Ma per spostare i lavoratori negli edifici demaniali è necessario aspettare i tempi della giustizia, giustamente lunghi data la gravità del caso? Non si può agire in via cautelativa? Quante persone dovranno ancora morire prima che la soprintendenza agisca?
Attendiamo ancora una risposta. Intanto la piccola Taranto cresce, nella quasi totale indifferenza. Un’indifferenza, ora più che mai, colpevole.
Claudia Malafronte