Lettera aperta dei lavoratori Tess al presidente Caldoro

Egregio Presidente Caldoro,

un anno fa, in due occasioni informali, lei ricevette una delegazione di lavoratori della Tess e in entrambi i momenti li rassicurò che la Regione Campania, socio di maggioranza della società, avrebbe salvaguardato il futuro occupazionale dei 28 lavoratori “non lasciando nessuno per strada” a prescindere dai destini della stessa società. A gennaio la Tess è stata messa in liquidazione volontaria su espressa richiesta della Regione Campania e per i lavoratori è cominciato il calvario della totale incertezza sul proprio futuro occupazionale e sulla possibilità di ricevere regolarmente le proprie spettanze. Ai tavoli della vertenza convocati presso la Cabina Regionale di Regia per le crisi occupazionali, l’Assessore Nappi e i rappresentanti dei soci di minoranza hanno preso formali impegni sull’assorbimento dei 28 lavoratori da parte degli stessi soci in proporzione alle quote di partecipazione. Rispetto alle perplessità dei lavoratori sulla capacità dei soci – tra cui molti Comuni con pesanti deficit di bilancio e crisi  politiche in atto – ad adempiere a quanto sottoscritto nei verbali, si è proseguito per un anno intero nel confermare gli impegni e intanto il liquidatore Catenacci, nascondendosi dietro la crisi di liquidità della società, non ha pagato le spettanze dovute ai lavoratori se non risibili acconti rispetto a quanto dovuto e minaccia l’imminente licenziamento delle unità in esubero rispetto alle esigenze della liquidazione. Dopo oltre due anni di crisi aziendale, a un anno dalle sue rassicurazioni e a circa un anno dall’avvio della vertenza sulla ricollocazione, i 28 lavoratori vantano 6 mensilità da saldare e altre cinque da pagare per intero pari a 11 mensilità complessive; i soci di minoranza nell’ultimo incontro dello scorso 6 dicembre hanno infine espresso la loro indisponibilità ad assumersi gli impegni. L’unica proposta che resta in campo è quella della mobilità orizzontale solo per 14 dipendenti a Sviluppo Campania che, dal canto suo, non ha la dotazione finanziaria per far fronte a tale assorbimento e chiede alla Regione ulteriori commesse – e relativi trasferimenti di risorse –. Per le restanti 14 risorse non vi è alcuna proposta alternativa e per esse si prospetta il baratro del licenziamento con una indecente e umiliante roulette russa su chi sarà – o meglio dire “sarebbe” – dentro e chi resterà fuori.
Egregio Presidente, a questo gioco al massacro i lavoratori non ci stanno. Dinanzi allo spettro di un Natale amaro e di un 2013 senza prospettive rimettono a lei le loro residue speranze e chiedono che  assuma con estrema urgenza l’iniziativa politica, che è prerogativa della sua carica, affinché si trovi una soluzione per poter mantenere gli impegni presi sulla ricollocazione di tutti i 28 lavoratori e corrispondere le spettanze arretrate.
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