Le fasi conclusive dei lavori sono state seguite con grande attenzione, prima, dal presidente Edmondo Cirielli e, poi, da Antonio Iannone. Nei giorni scorsi è avvenuta, infine, la riconsegna delle monete al Settore Musei e Biblioteche della Provincia.
«Ringrazio l’Università di Salerno per il prezioso lavoro svolto – spiega l’assessore alla Cultura Matteo Bottone – Il prossimo passo sarà individuare le sedi espositive più idonee, per consentire ai visitatori di riappropriarsi di questo straordinario patrimonio numismatico della città di Salerno. In particolare, stiamo valutando la possibilità di ampliare l’allestimento del Museo del Castello Arechi, dedicando una specifica sezione alla zecca normanna, che si ipotizza fosse presente nel maniero tra fine XI e XII secolo e costituisce un unicum per l’Italia meridionale. Altri nuclei potrebbero essere esposti nei nuovi locali di Palazzo Pinto».
Le monete, che rientrano nelle prestigiose collezioni di proprietà della Provincia, sono ascrivibili soprattutto tra il V secolo a.C. al XV d.C. Sono state rinvenute nel corso degli anni a Salerno, per lo più da parte di privati, ed acquisite dall’allora direttore dei Musei provinciali Venturino Panebianco. Tra i reperti più interessanti figurano le produzioni medioevali, che testimoniano il momento più alto della città di Salerno, sul piano culturale ed economico, dall’VIII al XII secolo. Le epoche longobarda e normanna coincidono, infatti, con l’attività della zecca di Salerno. Tra le tipologie del periodo c’è il follaro, moneta di bronzo con varie iconografie, tra cui la coniazione longobarda recante la leggenda “Opulenta Salerno” del XI secolo.