La conoscenza come antidoto alla violenza. Questa la premessa su cui si basa il percorso formativo sulle differenze di genere rivolto a studenti e docenti. Prima tappa il 10 gennaio alle 9.30 a Palazzo De Fusco con l’incontro “La cultura dell’inclusione”. A partecipare all’evento esperti dell’ateneo federiciano come Paolo Valerio, ordinario di Psicologia Clinica, e Annalisa Amedeo, ricercatrice, e rappresentanti delle istituzioni dal sindaco Claudio D’Alessio alla delegata alle pari opportunità e curatrice del progetto Rita Montemarano insieme all’assessore alle politiche sociali Pasquale Avino. L’iniziativa, infatti, nasce dalla collaborazione del comune col sito www.bullismoomofobico.it del Centro Sinapsi dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” ed è rivolta alle scuole medie inferiori e superiori del territorio. L’appuntamento a Palazzo De Fusco sarà introduttivo del ciclo di incontri in cui verranno spiegate le problematiche legate all’identità di genere come l’omofobia e la transfobia, connesse sempre più spesso a dinamiche di esclusione e bullismo. La finalità del progetto è consentire a ragazzi e docenti di approfondire tali tematiche in modo da fornire loro gli strumenti per affrontarli nella quotidianità scolastica. È molto frequente, infatti, che gli stessi agenti formativi, come insegnanti e educatori, non siano preparati in maniera adeguata rispetto a fenomeni di omofobia e discriminazione che si verificano nelle scuole. Anche la famiglia può essere terreno di coltura di stereotipi e pregiudizi di genere che concorrono a creare diffidenze e discriminazioni. A tutto questo la scuola può e deve fare da argine. Il primo passo in tal senso è una formazione della classe docente che sia sensibile ai problemi dell’identità di genere soprattutto nell’età adolescenziale quando le trasformazioni fisiche e psicologiche creano una rottura col mondo dell’infanzia non sempre facile da gestire. Per questo è necessario conoscere le radici dell’omofobia e sapere come affrontare i problemi che non la diversità ma il suo rifiuto comportano. Consci che solo la diffusione della consapevolezza sulle tematiche dell’identità di genere evita la connessione di questi argomenti alla cronaca nera per legarli, invece, alla cultura. Nell’attesa che le differenze diventino davvero una ricchezza da valorizzare e non un problema da eliminare.
Claudia Malafronte