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Pompei: i commercianti sfiduciano il consiglio comunale

ascomTurismo e commercio in fortissima crisi a Pompei. Un’affermazione che nella città degli Scavi e del Santuario famosi nel mondo rappresenta un triste paradosso. A gridarlo con forza in una gremitissima sala Marianna De Fusco del Santuario sono i vertici delle associazioni di categoria e della società civile: dall’Ascom col presidente Fabio Acanfora e vice presidente Alessandro Di Paolo, a Fiavet (Federazione italiana associazione imprese viaggi e turismo) col presidente Ettore Cuccari, al vertice Adap Rosita Matrone fino al Forum delle Associazioni coordinato da Ferdinando Uliano. La situazione è davvero drammatica: “Chiudono sette attività a settimana, una al giorno. Questo è frutto delle scelte scellerate di questa amministrazione che si accorse di noi solo dopo la manifestazione sotto il comune. Allora denunciammo il nostro disagio e evidenziammo l’inadeguatezza dell’assessore al commercio Giuseppe Tortora. Ora Tortora è stato rimosso, ma gli incontri quindicinali con le associazioni non ci sono state e i problemi restano anzi sembra che si faccia di tutto per non far venire la gente a Pompei”.  La Cartiera, dicono i commercianti, ci ha danneggiato ma non è colpevole di mali ben più radicati. E nuove sciagure si profilano all’orizzonte. Si parla del progetto del parco archeologico della zona di Civita Giuliana che sorgerà in prossimità del nuovo polo commerciale di Torre Annunziata, ulteriore smacco per il commercio cittadino. Per non parlare, sostengono gli esercenti, del progetto di Confindustria per la valorizzazione dell’area sud della città che mira a sviluppare il commercio nella zona della Cartiera, abbracciando il confine con la Marina di Stabia. Altra nota dolente i parcheggi: sarebbero spariti circa seicento posti auto tra le piazze Immacolata, Schettini, Falcone e Borsellino e Bartolo Longo mentre i posti di via Fucci rimarrebbero molto marginali.  A tale tema non poteva non essere legato quello della ztl per gli autobus di cui si contesta l’estensione (da Porta Marina fino a Scafati) e costo che ammonterebbe a ottanta euro. “L’importo è troppo elevato – afferma Cuccari di Fiavet – i tour operators non riempiono i pullmans e su venticinque persone ottanta euro pesano. Perciò gli operatori chiedono di spostarsi su altre zone come Cuma e i Campi Flegrei, dove non si paga. E Pompei non ha da offrire di più. Anche questa tassa non ha nessun ritorno per chi la paga in termini di servizi. Né la città ha un ritorno a fronte di cinque milioni di visitatori più di Capri e Sorrento eppure lì si produce una ricchezza che qui manca”. A spiegare questo punto è Matrone, dell’Adap: “Pompei non ha infrastrutture ed è un problema ormai storico. Basti pensare che abbiamo solo mille e cento posti letto. Una cifra ridicola rispetto alla domanda altissima che la città attira. Non possiamo farci portare via i turisti dalle città vicine o farci imporre piani calati dall’alto come La Cartiera. Intanto gli alberghi sono vuoti e la città è deserta”. Di sviluppo e di crescita parla Ferdinando Uliano, coordinatore del Forum delle Associazioni: “Dopo anni di immobilismo l’amministrazione ha rimesso sul tavolo il PUC contattandoci a scatola vuota, senza mostrarci i documenti esistenti né spiegarci le sue ragioni. Abbiamo richiesto con altri la documentazione necessaria che dopo due settimane non abbiamo ancora ricevuto. Del resto la crisi viene dalla totale indifferenza delle istituzioni verso i bisogni della città. Una città cui mancano i luoghi della socialità come cinema, teatri, luoghi di aggregazione. Troppi proclami  pochissimi interventi. Per questo dobbiamo fare fronte comune per risollevare Pompei dal baratro”. Il documento finale, emerso dalla riunione, è molto forte ma riassume la rabbia e la frustrazione che si respiravano nell’assemblea: “I commercianti, imprenditori e cittadini Pompeiani, visti e comprovati i gravi danni arrecati all’intera comunità cittadina e alla sua economia nel perseguire finalità speculative a vantaggio di un esiguo gruppo di privati richiede ufficialmente le dimissioni del consiglio comunale per manifesta incapacità”.

                                                                                    Claudia Malafronte

 

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