Scavi di Pompei: nuovo crollo in una zona aperta al pubblico

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Ultimo crollo a Pompei e ennesima tragedia scampata. Il cedimento riguarda un muro di contenimento di epoca borbonica in via del Vesuvio nella Regio V insula VII nella parte settentrionale del sito. Il crollo avrebbe interessato l’area antistante la celebre domus  degli “Amorini dorati” , una delle più belle di Pompei, che prende il nome dagli affreschi che adornavano uno degli ambienti principali della casa realizzati su laminette di puro oro e custodite attualmente presso il Museo Archeologico di Napoli.A franare parte della scarpata alta più di dieci metri, per un altezza di circa quattro metri e larga circa due, facendo crollare il muro del terrapieno di contenimento nord degli Scavi invadendo parte del cardo massimo in una zona frequentata anche dal pubblico, oltre che dai  dipendenti.  A segnalare l’episodio, che si sarebbe verificato nel corso nella notte, gli addetti alla vigilanza che hanno avvistato il crollo durante il consueto giro di controllo del effettuato in mattinata. L’area per il momento è transennata e si stanno effettuando i sopralluoghi di tecnici della SANP e Carabinieri. “Come in tutti gli altri casi riteniamo che, se fosse stata attuata la manutenzione ordinaria, anche questa frana poteva essere evitata. – afferma il segretario della CISL Antonio Pepe – Invece dobbiamo rilevare l’ennesima delimitazione della zona con nastro segnaletico per impedire l’accesso ai turisti, restringendo sempre di più le zone visitabili del sito archeologico. A dimostrazione della disorganizzazione, benché a Pompei vi sia una grande esigenza di tecnici l’amministrazione si consente il lusso di non richiamare  in servizio a Pompei i restauratori distaccati in altri siti. Speriamo che se non l’attuale Ministro almeno il nuovo re-istituisca la Soprintendenza autonoma per i Beni Archeologici di Pompei anche perché qui sono in molti a ritenere che i crolli sono iniziati da quanto Pompei è stata unita con la Soprintendenza di Napoli.  Ovviamente non presteremo il fianco a chi intenda approfittare di questi spiacevoli episodi per mettere le mani su Pompei. Il nostro obiettivo è e rimane quello di concordare un piano di tutela per la messa in sicurezza del sito, oltre alla valorizzazione e messa a reddito dell’intero patrimonio archeologico pompeiano. Riteniamo che lo Stato dovrebbe intervenire direttamente, adottando una gestione pubblica dal sistema privatistico, attuando da subito nuove assunzioni di custodi e operai al fine di far diventare Pompei la più grande azienda del Sud tanto da quotarla in borsa, risolvendo così anche il problema occupazionale di un territorio che ha il più alto tasso di disoccupati”. Rimane, tuttavia, il rischio sicurezza negli scavi soprattutto in caso di piogge torrenziali e costanti come quelle verificatesi negli ultimi giorni. Il tutto in un sito che ha in dote 105 milioni dall’Europa i cui cantieri stentano a partire mentre l’UNESCO ha di recente  ispezionato gli scavi per verificare lo stato della manutenzione e di recente si sono diffuse voci di una possibile revoca della tutela come  patrimonio mondiale da parte dell’agenzia dell’ONU. Proprio in questi giorni nel corso di un incontro con i commercianti cittadini il presidente di FIAVET ( Federazione Italiana Associazioni Imprese di Viaggi e Turismo) Ettore Cuccari denunciava che molti tour operators e turisti temevano di venire negli scavi preoccupandosi per la propria incolumità. Intanto a febbraio arriva il commissario europeo Johannes Hahn e dovrà verificare lo stato di avanzamento dei cantieri. In questo stato con gli scavi che sono un colabrodo e i lavori che accumulano ritardi si annuncia per Pompei un’altra terribile debacle.

                                                                               Claudia Malafronte

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