Da alcune ore è in corso un’operazione anticamorra, condotta degli agenti del commissariato di Torre del Greco, per l’esecuzione di 35 ordinanze di custodia cautelare in carcere contro gli affiliati del clan camorristico ”Falanga”.
L’operazione è condotta dalla Polizia di Stato ed è coordinata dalla Dda di Napoli. Agli affiliati al clan, che opera nella zona di Torre del Greco, si contestano i reati di associazione per delinquere di stampo camorristico per estorsioni a imprenditori, farmacisti e commercianti.
Per poter dar forza alle proprie minacce estorsive sono ricorsi spesso a veri e propri raid all’interno dei circoli ricreativi di Torre del Greco distruggendo anche i video poker oppure costringendoli a spegnere gli apparecchi da gioco sotto la minaccia di ritorsioni. È emerso anche questo nel corso dell’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli che questa mattina ha portato a 35 ordinanze di custodia cautelare di cui 23 notificate a persone giù detenute per altre cause. I destinatari dei provvedimenti, tutti affiliati al clan camorristico Falanga, sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo camorristico ed estorsione a imprenditori, farmacisti e commercianti. Le indagini si sono servite di intercettazioni telefoniche, ambientali ed epistolari ed anche del contributo di numerosi collaboratori di giustizia. È stato così possibile risalire ad un gruppo criminale facente capo a Domenico Falanga, figlio del più noto Giuseppe detto ‘Peppe o’ Struscio’, che, in concorso con la moglie Carmela Cangiano e i cugini Aniello Pompeo e Salvatore e Domenico Gaudino, avrebbero dato vita ad un’associazione finalizzata alle estorsioni nei confronti di imprenditori nel settore degli apparecchi da gioco presenti in bar e circoli privati. Il gruppo, di cui fanno parte altri affiliati del clan, ‘taglieggiava’ anche farmacie e supermercati avvalendosi proprio della forza intimidatrice derivante dall’appartenenza al clan. Nel corso delle indagini sono state accertati numerosi episodi di violenza e minacce consumate ai danni delle vittime, in alcune occasioni anche mediante l’uso delle armi. In particolare, per indurre gli imprenditori a pagare somme di denaro anche come retta fissa mensile, alcuni degli indagati avrebbero organizzato, secondo l’accusa, delle vere e proprie spedizioni punitive all’interno di bar e circoli privati proprio per spingere i gestori a pagare convincendoli anche sotto la minaccia di ritorsioni. In particolare Domenico Gaudino, scarcerato nel 2011, in qualità di reggente del clan Falanga dopo la detenzione dei capiclan Giuseppe e Domenico Falanga, avrebbe reinvestito i proventi delle attività illecite nell’apertura di un centro ricreativo di Torre del Greco chiamato ‘Club Napoli 1926’. Il circolo era formalmente intestato a Tullio Garofalo per evitare le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniale. Per questo motivo il club è stato sequestrato in modo preventivo e nominato un custode-amministratore. Sono stati, inoltre, effettuati ulteriori sequestri tra cui veicoli riconducibili ad altri indagati che, da accertamenti patrimoniali, sono risultati privi di reddito. I beni, dunque, sono stati ritenuti acquisiti con il reinvestimento dei proventi delle attività illecite.