Cartiera: Consiglio di Stato annulla gli atti di rilascio del titolo edilizio

La Cartiera, centro commerciale a Pompei (2)

Il centro commerciale “La Cartiera” sembra non trovare pace. Archiviata la vertenza con gli ex Aticarza, nuovi problemi derivano da un contenzioso con la società Oplonti srl, il cui polo commerciale a Torre Annunziata è in fase di ultimazione. Quest’ultima impresa, infatti, ha presentato un ricorso, prima al TAR della Campania e poi al Consiglio di Stato, contro la società Fergos, proprietaria dell’ipermercato pompeiano. Pochi giorni fa, il 22 gennaio, la sentenza della quarta sezione del CdS che accoglie le doglianze dell’impresa oplontina. Il motivo di ricorso su cui si soffermano i giudici è quello della qualificazione dell’ intervento realizzato nell’area: ristrutturazione per la Fergos o nuovo edificio per la Oplonti srl. Qualificazione, questa, da cui dipende la legittimità degli atti in base ai quali è avvenuta la costruzione. “Secondo la ricorrente (Oplonti srl, ndr), – scrivono i magistrati –  nonostante la non conformità urbanistica ed edilizia dell’intervento, la controinteressata (Fergos srl) aveva ottenuto tutti i titoli abilitativi. In particolare, il Comune aveva rilasciato alla società Fergos un’autorizzazione per ristrutturazione edilizia che maschera in realtà un intervento di nuova costruzione”. La Oplonti srl indica a sostegno della sua tesi una serie di violazioni del DPR 380/2001 (Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia): “in quanto il progetto non era stato sottoposto alla verifica di assoggettabilità a V.I.A (valutazione impatto ambientale, ndr)., così come prescritto dall’art. 20 del d.lg. n. 152/2006”). L’impresa oplontina denuncia nell’appello anche la contrarietà dell’operazione al Piano Territoriale Paesistico dei paesi vesuviani “in quanto il PTP, all’art. 14 delle NTA, in assenza di apposito strumento attuativo di pianificazione, consentiva solo interventi di ristrutturazione edilizia, ipotesi che nella fattispecie non ricorreva trattandosi della realizzazione di varianti essenziali al preesistente fabbricato (modifica della sagoma, incremento delle superfici e diversa collocazione nell’ambito del lotto con cambiamenti nella rete viaria)”. Inoltre, sempre per la Oplonti srl “stante il contrasto con il PTP vigente, la Soprintendenza non avrebbe dovuto rilasciare l’autorizzazione paesaggistica”.

Il nodo da sciogliere per risolvere la controversia, secondo i giudici  della quarta sezione, è se definire la costruzione del nuovo centro commerciale una nuova costruzione o una ristrutturazione.  “Nelle memorie della Fergos s.r.l., – affermano i magistrati – l’opera viene descritta appunto come intervento di ristrutturazione edilizia di una struttura esistente, comportante una riduzione delle superfici coperte e delle aree impermeabilizzate, oltre che un significativo aumento delle aree a verde Al contrario, l’appellante evidenzia come l’intero manufatto sia realizzato mediante l’eliminazione di alcuni volumi, facenti parte dell’originario stabilimento, e il loro accorpamento, in fase di ricostruzione dell’opera, con il corpo della fabbrica principale. Tale evenienza, che per l’appellante evidenzia l’esistenza di una nuova costruzione, è ritenuta invece compatibile con il concetto di ristrutturazione da parte della Fergos s.r.l.”. Il Consiglio di Stato, di conseguenza, esamina la nozione di “ristrutturazione” alla luce della giurisprudenza costituzionale e amministrativa che ne utilizzano un’accezione restrittiva per cui “lo spostamento della collocazione del manufatto costituisce una nuova costruzione e non un intervento sull’esistente”. Per questi motivi la corte afferma che “il manufatto qui in esame è da considerarsi edificio di nuova costruzione, e come tale soggetto a una disciplina diversa”. In conseguenza di tale decisione la corte annulla “gli atti concernenti il rilascio del titolo edilizio”. Tra questi sono compresi, scrivono i giudici : “il permesso di costruire n. 1043 del 29 dicembre 2009 con il quale il dirigente del VI Settore del Comune di Pompei ha concesso alla Fergos s.r.l. l’autorizzazione per l’intervento edilizio erroneamente qualificato di ristrutturazione edilizia e riconversione dello stabilimento ex Aticarta sito alla via Campo Aviazione, il decreto dirigenziale n. 103 del 31.10.2007 con il quale è stata concessa l’autorizzazione ambientale ai sensi dell’art. 159 del d.lg. n. 42/2004, in uno al parere espresso dalla CEI con verbale n. 43 del 30.10.2007, la nota della Soprintendenza dei BB.AA. di Napoli prot. n. 4080 del 22 febbraio 2008 con la quale è stato comunicato che non sussistono gli estremi per disporre l’annullamento dell’autorizzazione ambientale e il parere favorevole condizionato espresso in data 25 luglio 2007 dal Comitato Tecnico dell’Autorità di Bacino del Sarno”.

Una decisione, questa, che arriva in un clima cittadino arroventato con la protesta dei commercianti che si sentono schiacciati tra il “vecchio” e nuovo centro commerciale. Contrastanti i sentimenti suscitati in città dalla diffusione della notizia. Alcuni vedono confermati i dubbi sulla legittimità dell’intera operazione, soprattutto i commercianti che lamentano un lassaiz faire verso la Cartiera contrario alle rigide maglie burocratiche che imbrigliano la loro attività quotidiana. Di contro, però, ci sono centinaia di persone che lavorano nella Cartiera e che lì hanno stabilito la propria attività commerciale. Per costoro questa sentenza non può che essere un motivo di preoccupazione, soprattutto perché le sue conseguenze sono ancora ignote. In ogni caso questa decisione arriva a centro commerciale ormai aperto, con migliaia di utenti e circa seicento dipendenti. A questo punto, a nostro sommesso parere, non è pensabile né auspicabile una chiusura o altre drastiche ripercussioni. L’unico risvolto possibile è individuare le eventuali responsabilità e sanare le irregolarità rilevate dalla magistratura. Per il resto ci auguriamo che il centro commerciale vada avanti e il commercio pompeiano si riprenda grazie a una sana e leale concorrenza.

 

                                                                                      Claudia Malafronte

 

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