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Saviano: l’Omega di Amoretto recita per la cara Rosaria

omega“Ce penza mammà”. Magari fosse possibile. Magari potesse indirizzarci alle giuste decisioni in vita, ma anche quando non c’è più. Magari venendoci in sogno per asciugarci una lacrima o condurci per mano dove è possibile scorgere un po’ di felicità. Quante cose si fanno in nome di “Mammà!?!”. Tante di queste, esilaranti eppur significative, figurano nella commedia in due atti messa in scena dalla Compagnia “Omega” di Cercola, del m° Francesco Amoretto il quale, oltre ad esserne fondatore e regista, ne impersona anche il ruolo di validissimo attore. Palcoscenico il teatro/Auditorium di Saviano (Na) in occasione della IX rassegna teatrale intitolata all’illustre cittadino della “Città del Carnevale”, Carmine Mensorio. È stato senza alcun dubbio un bel successo di pubblico e di gradimento alla presenza delle massime autorità politiche della cittadina dell’agro nolano. Tra essi ricordiamo il primo cittadino – anche consigliere regionale – l’on. Carmine Sommese ed il suo vice, con delega di assessore alla Cultura, il dr. Francesco Iovino. Uno spettacolo che ha divertito i numerosissimi intervenuti, benché l’atmosfera non era di quelle più semplici, per la dipartita – circa venti giorni prima – della moglie dell’Amoretto, la sig.a Rosaria Rizzo, che, tra l’altro, figurava nel cast con compiti di factotum. Poteva essere rinviato lo spettacolo, ma nessuno ha voluto! Ne i familiari, ne gli stessi attori che si erano rimessi alla volontà di chi aveva il cuore a pezzi e la mente altrove. Alla fine fantastici tutti! A cominciare dalla veterana Liana Gallo che, entrando in teatro dal settore dedicato al pubblico, ha voluto dedicare alla compianta Rosaria l’ appropriatissimo brano classico napoletano “Tu si ‘na cosa grande” … emozionando ed emozionandosi alla pari di Rosy Casalini che, rivolgendosi alla splendida figura di Francesco Amoretto, ha coinvolto tutti nell’esibizione del brano portato al successo da Lucio Battisti: “Io vivrò” … quando solo le mani battevano e quel nodo alla gola non riusciva a scendere.

Mauro Romano

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