Sono due le Pompei che vanno in scena agli Scavi. Al di qua dei cancelli i lavoratori del restauro e dei bookshops di Pompei e Ercolano che fischiano i ministri e il commissario Hahn venuti a inaugurare i primi due cantieri del grande progetto Pompei. Dall’altra parte i vertici della cultura, della coesione sociale e dell’interno che, in uno con i rappresentanti della Soprintendenza, sciorinano dati e cifre della Pompei che verrà.
La prima accoglienza che Ornaghi, Barca, Cancellieri e il commissario UE Hahn hanno avuto in città, infatti, è stato il coro di fischi di una trentina di lavoratori di due comparti in difficoltà: i restauratori e i dipendenti dei Bookshops degli scavi di Pompei e Ercolano. Questi ultimi il lavoro l’avrebbero pure, il problema è un cavillo nel nuovo contratto tra SANP e Mondadori. Così la libreria rimane chiusa e i quattordici lavoratori temono per il loro posto sperando nella cassa integrazione straordinaria dalla regione.
Ma i vertici dell’esecutivo tirano diritto e oltrepassano i cancelli di Piazza Esedra. Ad accompagnarli in un tour nell’area archeologica sono la Soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro e la direttrice degli scavi Grete Stefani. Punti nodali della promenade, la visita ai due cantieri appena avviati: la casa dei Dioscuri (1,4 milioni di euro per 730 giorni) e casa del Criptoportico (536 mila euro per 370 giorni circa). Si tratta di due degli interventi previsti per il Grande Progetto Pompei, finanziato per 42 milioni di euro dall’UE e per il restante divisi tra governo e regione. Al termine del sopralluogo negli scavi ministri e commissario europeo hanno tenuto una conferenza stampa insieme al governatore della regione Campania Stefano Caldoro. Presenti all’evento i rappresentanti delle istituzioni locali: dal sindaco di Pompei Claudio D’Alessio all’arcivescovo di Pompei Monsignor Tommaso Caputo; oltre ai vertici del MIBAC come il segretario generale Antonia Pasqua Recchia al direttore delle antichità Luigi Malnati fino al direttore regionale Gregorio Angelini.
A illustrare lo sviluppo del Grande Progetto Pompei la soprintendente Cinquantaquattro: “La soprintendenza è stazione appaltante, ossia soggetto realizzatore e beneficiario finale delle risorse europee messe a disposizione. Invitalia (Agenzia Nazionale per l’Attrazione degli investimenti dall’estero e lo sviluppo) offre il supporto tecnico alla realizzazione del progetto e alle procedure di gara. In tempi brevi partiranno gli altri cantieri ”. Si tratta, infatti, degli interventi nelle domus di Sirico ( 1,2 milioni di euro per 730 giorni), del Marinaio (1 milione di euro per 550 giorni) e delle Pareti Rosse (192mila euro per 365 giorni). Queste tre domus, insieme alle due di cui oggi si sono inaugurati i cantieri, rappresentano i primi cinque bandi del GPP per un importo complessivo di sei milioni di euro. Previsti anche i restauri della Venere in Conchiglia e della domus di Loreio Tiburtino, entrambe interessate da recenti cedimenti. Altri lavori, invece, da due milioni di euro, riguarderanno “la mitigazione del rischio idrogeologico in tre Regiones: sesta, settima e ottava che rappresentano quasi il 50% dell’area emersa degli scavi “. Gli interventi concernono anche i terrapieni presenti in via dell’Abbondanza, nella zona dei celebri crolli della Schola Armaturarum e della casa del Moralista. “L’obiettivo – conclude la soprintendente – è creare una rete di collettori e immettere le acque nel canale del Conte Sarno”.
A parlare ancora della Pompei antica è il ministro Lorenzo Ornaghi: “Pompei è una grande metafora dell’Italia, dell’Europa e dell’occidente. E’ metafora della grandezza della nostra cultura e delle sue enormi potenzialità ma anche della sua naturale vulnerabilità. Il Grande Progetto Pompei è un faro di speranza per l’Italia e l’Europa, che supera ogni pessimismo”. Bello, quindi, ma anche impegnativo: “Il Grande Progetto Pompei ha richiesto un metodo nuovo e un impegno collettivo. Far lavorare insieme tre ministeri non è stato semplice”. Lo stesso Ornaghi tiene poi a sottolineare la particolare attenzione per il Mezzogiorno da parte del MIBAC, evidenziando tre interventi emblematici: restauro di Palazzo Reale (18 milioni di euro) e del Museo di Capodimonte (5 milioni e 800mila euro) a Napoli, oltre alla ristrutturazione del polo museale archeologico di Taranto (2 milioni e 600mila euro).
A fianco del vertice della cultura il suo collega, talvolta ingombrante, Fabrizio Barca, a tratti il vero padrone di casa cui tutti rivolgono l’attenzione: “Dobbiamo far partire le gare per 50-60 milioni di euro dei complessivi 105 milioni del progetto. Sono fiducioso, è un obiettivo che si può raggiungere perchè monitoriamo l’intero processo per fare meglio negli step successivi. Abbiamo un patrimonio culturale molto ricco ma naturalmente fragile. Il rischio è di restare seduti credendo di vivere di rendita. Se facciamo così siamo persi perché dobbiamo aggiungere la nostra creatività, far vivere il patrimonio anche per produrre sviluppo economico e occupazione”. L’esempio è proprio Pompei: “un territorio che non trae benefici dai milioni di visitatori di scavi e santuario”. Per questo sottolinea Barca “abbiamo messo in campo un bando internazionale denominato 99 Ideas, organizzato in collaborazione con Invitalia, che partirà il 14 febbraio”. Bando che parte dal basso e dalle risorse produttive di cui la zona è ricca per selezionare il progetto che meglio può accattivarsi i finanziamenti territoriali 2014 – 2020 dell’UE.
All’extra moenia pensa anche il governatore Stefano Caldoro, riallacciandosi al discorso di Barca: “Dobbiamo lavorare per valorizzare il contesto esterno del sito e creare le condizioni affinchè chi viene a Pompei ci resti. Per questo l’anno scorso abbiamo sottoscritto un’intesa a Parigi con gli imprenditori. Anche il Grande Progetto Pompei è un’occasione per migliorare la qualità del nostro territorio”.
Il vero problema però è il fattore tempo. L’apertura dei cantieri, infatti, era prevista per l’estate scorsa. Poi è slittata in autunno. Ora è quasi finito l’inverno e siamo solo a due interventi avviati. Il nodo, dicono tutti, che ha rallentato i lavori è la legalità. A tal proposito il ministro Annamaria Cancellieri ha affermato che è prioritario “garantire la legalità e lo faremo sotto il manto protettore del prefetto di Napoli, Musolino, e della task force del prefetto Guida. E’ una grande sfida alla quale noi teniamo e che riusciremo a realizzare nel migliore di modi”.
Ma il rischio che a perdere tempo si perdano i fondi è concreto. È il commissario Hahn a parlare del pericolo di “perdere due miliardi di euro per gli attrattori culturali”. La stessa fine del progetto Pompei, nel 2015, si approssima ed è difficile prevedere un completamento nei parametri europei. Ma per Barca si stratta solo di garantire “more of the same”, ovvero andare avanti allo stesso modo in cui è stato fatto finora. Anche se finora i ritardi si sono accumulati.
Al termine della conferenza stampa i vertici delle istituzioni coinvolte hanno sottoscritto un protocollo di’intesa, “Progetto Capaci”, volto a monitorare i flussi finanziari degli interventi su Pompei quale ulteriore garanzia di trasparenza e legalità.
Grande progetto e grande vetrina, quindi, stamattina per gli scavi e stavolta, per fortuna, in positivo. Resta, tuttavia, da recuperare il tempo perduto per utilizzare i fondi e dialogare con l’altra parte di città rimasta fuori dai cancelli e, purtroppo, inascoltata.
Claudia Malafronte