Era in fuga da 13 anni: arrestato uno tra i cento latitanti più pericolosi d’Italia

carabinieri RosGiovanni Esposito, 47 anni, ritenuto capo del clan camorristico dei ‘Muzzoni’ attivo nel Casertano, latitante da 13 anni e inserito nell’elenco dei piu’ ricercati, attivo nel casertano, e’ stato arrestato dai carabinieri a Roncolise (Caserta). Esposito e’ stato bloccato in compagnia di una donna di 51 anni e del figlio Biagio. Era armato di una pistola calibro 9 con numerose cartucce.Il Procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Colangelo, ha espresso le
proprie congratulazioni al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, generale Leonardo Gallitelli, per la brillante operazione che ha consentito di arrestare Giovanni Esposito, elemento di rilievo di gruppi camorristici, latitante da 13 latitanteanni. Il Procuratore ha, inoltre, rivolto, attraverso il Comandante della Legione Carabinieri Campania, i suoi piu’ sinceri complimenti ai militari dell’Arma che hanno operato. ”E’ un ulteriore, importante successo – ha detto il Procuratore – nella ricerca dei latitanti e un’importante conferma di quanto sia proficua una stretta collaborazione tra inquirenti e tutte le forze di polizia nella quotidiana lotta a ogni forma di illegalita’ ”’L’encomiabile impegno dei Carabinieri della Campania e, nel caso specifico, del Reparto Operativo di Caserta che, con grande professionalita’ e diuturno impegno, continuano a conseguire importantissimi risultati operativi nel contrasto alla criminalita’ organizzata” e’ stato sottolineato dal Generale di Corpo d’Armata Maurizio Gualdi, Comandante Interregionale Carabinieri ‘Ogaden’. Gualdi ha espresso ”il piu’ vivo compiacimento” al Comandante della Legione Carabinieri Campania, Generale di Divisione Carmine Adinolfi, ed al Comandante Provinciale di Caserta, Colonnello Giancarlo Scafuri, per la cattura, da parte dei militari di quel Comando Provinciale, di Giovanni Esposito, capo del clan dei ”Muzzoni” operativo nella zona di Sessa Aurunca, ricercato da 13 anni per associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione e altri reati.Giovanni Esposito era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Castrese Di Tora, ucciso nel marzo del 1993 in un bar di Sessa Aurunca (Caserta): i killer fecero stendere sul pavimento del locale il proprietario e i clienti, poi spararono contro il pregiudicato uccidendolo. Nei suoi confronti erano state emesse altre cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere per vari reati (associazione camorristica, rapina, ricettazione, ed altro) tutti aggravati dall’avere agito per conto del clan. I carabinieri hanno arrestato con l’accusa di favoreggiamento personale Carmela Romanelli, 52 anni e Biagio Esposito, 26 anni, figlio del latitante Giovanni Esposito, bloccato dai carabinieri in un appartamento di Sessa Aurunca.  I due sono stati trovati insieme al boss in un appartamento del
comune casertano. Nell’abitazione i militari dell’Arma hanno trovato e sequestrato anche un borsone, nascosto nella camera da letto, dove c’erano 41 proiettili calibro 9 e due fondine di cui una ascellare.Giovanni Esposito, il latitante del clan dei Muzzoni arrestato oggi dai carabinieri a Sessa Aurunca (Caserta), figura tra i cento latitanti piu’ ricercati d’Italia. Piu’ volte era stata proposta la sua ”promozione” tra i primi 30 fra i quali, pero’, non e’ mai entrato. Il cosiddetto clan dei Muzzoni di Sessa Aurunca fa parte di quella che e’ stata definita la confederazione dei Casalesi. A capo della cosca c’era Mario Esposito, detenuto in regime ex art. 41 bis. La cosca era gestita anche da Gaetano Di Lorenzo, arrestato in Spagna dopo una lunga latitanza e anch’egli, ma solo di recente, sottoposto in regime di carcere duro. ”Dopo l’ala stragista del clan dei Casalesi, guidata da Giuseppe Setola – ha detto il pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Catello Maresca – il clan dei Muzzoni puo’ essere considerato il piu’ efferato tra quelli attivi nel Casertano”. ”I numerosi arresti messi a segno dalle forze dell’ordine, sotto il coordinamento della magistratura – ha aggiunto il magistrato che ha coordinato le operazioni per l’arresto di Michele Zagaria – hanno accresciuto il suo peso criminale. Con i suoi 13 anni di latitanza puo’ essere inserito a pieno titolo tra i boss in fuga che hanno goduto di
un’articolata ed efficiente rete di appoggi”.

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