«Fare la rivoluzione civile significa avere grande cuore». Parola di Luigi De Magistris, arrivato in città in questi ultimi giorni di infuocata campagna elettorale in vista delle politiche di questo week-end, al fine di sostenere la lotta che il suo “Movimento arancione” sta conducendo in seno alla lista che supporta come candidato-premier l’ex magistrato palermitano Antonio Ingroia. Il sindaco di Napoli, accompagnato dal capolista al Senato per “Rivoluzione Civile” nonché ex assessore al Welfare della sua amministrazione Sergio D’Angelo, ha incontrato numerosissimi cittadini sangiorgesi martedì scorso presso l’ex Arena Diana di Villa Vannucchi. Vulcanico e determinato, il primo cittadino partenopeo non ha deluso le aspettative e, forte di una intervista rilasciata alla trasmissione Omnibus, ha lanciato dure critiche contro il cosiddetto governo dei tecnici, sostenuto dalla strana maggioranza Pd-Pdl. «La storiella che si debba votare il Pd per il rischio di una vittoria di Berlusconi è proprio una storiella – parte subito in attacco De Magistris – per un anno e mezzo, infatti, Bersani ha governato con Monti e Berlusconi e, tra le varie cose gravi fatte, c’è la mancata approvazione di una patrimoniale sui grandi patrimoni, il via libera a folli spese militari, la mancata tassazione sui capitali scudati. Rivoluzione civile come prima proposta farà quella della legge La Torre-Ingroia sul sequestro e sulla confisca dei beni ai corrotti e ai mafiosi, poi invertirà la rotta rispetto a questo governo che, per fortuna, ci lascia e che ha prodotto un taglio pesantissimo ai comuni producendo anche tagli ai diritti dei cittadini, così come invertirà la rotta rispetto a quanto compiuto per esempio con la riforma Fornero e la modifica dell’articolo 18, che non hanno prodotto, nonostante quanto ci raccontavano, alcun risultato. Questo infatti è stato un governo non liberale, ma liberista, fondato sui poteri forti. Si deve votare chi è anti sistema come Ingroia, si deve votare lui anche per avere garanzie sulla lotta ad evasione». De Magistris ha qualcosa da dire anche sulla discesa in politica dei magistrati:«In questa campagna elettorale si parla solo di Ingroia ma mai di Grasso – continua il sindaco – quasi tutti i magistrati, dal centrosinistra al centrodestra, non si sono dimessi, ma si parla solo di Ingroia. Perché? Perché il problema non sono tutti i magistrati in politica, il problema è Ingroia in politica, perché dà fastidio essendo un magistrato scomodo che ha indagato sulla trattativa, che non ha esitato a guardare dentro le istituzioni le verità scomode. I magistrati sono cittadini come tutti gli altri, che hanno diritto ad elettorato attivo e passivo, e Ingroia poi è sempre stato impegnato nel sociale. Il tema dei magistrati in politica e del loro ritorno in magistratura rappresenta un vuoto legislativo: il parlamento ha discettato per anni su questo senza, però, mai produrre una legge che colmasse tale vuoto. Eppure quella legge serviva e serve. Ci sono magistrati per bene che in un momento difficile si mettono a servizio del paese. Personalmente mi sono dimesso, personalmente ho fatto il pm in Calabria e mi sono candidato in Campania, dunque due regioni diverse. Sempre personalmente sono andato in tv solo quando mi hanno sottratto illegalmente le inchieste, come dimostra il processo in corso per avocazione illecita per cui ci sono persone imputate per corruzione in atti giudiziari. Sono andato dunque ad esprimere le mie posizioni, quelle di chi era stato messo nell’angolo anche ad opera di Mancino, allora al Csm, oggi imputato nel processo a Palermo. Il problema dei magistrati in politica comunque, in verità riguarda anche altre categorie professionali, forse financo i giornalisti. Io mi sono dimesso ed Ingroia no? Siamo in un paese democratico, sono valutazioni personali». Poi sul futuro di Rivoluzione civile afferma:«Raggiungeremo il quorum perché c’è un grande entusiasmo intorno a Rivoluzione civile. Non credo al voto utile perché gli italiani hanno voglia di cambiamento, come dimostra la grande attesa esistente verso Grillo e verso di noi. E poi il voto utile in Costituzione non esiste perché i voti sono tutti uguali e legittimi. Personalmente, avendo fondato anche il Movimento arancione, credo che il futuro debba essere scritto da alleanze che partano dal basso e dal territorio, dunque meno condizionate dagli apparati di partito. Rivoluzione Civile sarà premiata dagli italiani: sia perchè rappresenta una alternativa al governo già scritto di Bersani-Vendola-Monti, sia perché rappresenta un’alternativa allo stesso Grillo, poiché offre una proposta politica di governo seria con un candidato credibile. Dopo le elezioni, Rivoluzione civile in parlamento darà vita ad un gruppo unico, essendo già una forza politica nata dall’alleanza fra i movimenti della società civile e quei partiti che, da soli, hanno fatto opposizione al berlusconismo, al montismo e all’alleanza Monti-Bersani-Berlusconi che ha governato recentemente». Sergio D’Angelo, capolista al Senato, spiega infine i motivi della sua candidatura e perché votare Rivoluzione civile:«La mia candidatura nasce dal fatto che Napoli e l’area metropolitana, la città più bella ma anche la più martoriata d’Italia, non possano essere governate solo da Napoli ma vi è bisogno di un governo politico e meno ostile ad essa, che ponga al centro del suo programma il benessere della collettività, il rilancio del Welfare e delle politiche ambientali, finanziabili attraverso la riduzione della spesa militare a partire dagli armamenti (cacciabombardieri F35), la tassazione dei grandi patrimoni e il recupero dei patrimoni illegali, la tassa sulle transazioni finanziarie, la tassazione dei capitali che hanno usufruito dello scudo fiscale ed una patrimoniale di scopo. Il nostro – conclude D’Angelo – è un voto utile ai disoccupati, ai precari ed agli ultimi per una via d’uscita dalla crisi che non accetti il commissariamento della democrazia imposto dalla Banca Centrale Europea e da Mario Monti il cui governo è stato sostenuto nell’ultimo anno da Pd e Pdl, in rappresentanza degli apparati e dei poteri forti». Claudio Di Paola