Flash mob, dall’inglese flash (lampo, inteso come cosa rapida, improvvisa) e mob (folla), è stato coniato nel 2003 per indicare una riunione, che si dissolve nel giro di poco tempo, di un gruppo di persone in uno spazio pubblico, con la finalità comune di mettere in pratica un’azione insolita. Il raduno viene generalmente organizzato via internet (email, social networks) o telefonia cellulare. Le regole dell’azione possono essere illustrate ai partecipanti pochi minuti prima che questa abbia luogo o possono essere diffuse con un anticipo tale da consentire ai partecipanti di prepararsi adeguatamente.
Questa formula viene, negli ultimi tempi, adoperata in moltissime città di tutto il mondo e sembra essere la più appropriata per manifestare il disagio femminile.
“Il flash mob – spiegano le promotrici dell’evento – è un’occasione, è una grande opportunità. E’ il momento per dire: ‘sappiamo che le donne anche qui subiscono violenze domestiche’, per dire “noi non l’accettiamo’, per sollecitare gli organi pubblici a prevenire, studiare il problema, a trovare soluzioni. Ad aprire un centro di ascolto per le persone che ne abbiano bisogno, consentire a queste ultime, nel pieno rispetto della privacy, di avere qualcuno con cui poter parlare, avere qualcuno che le indirizzi sulle strade giuste da percorrere. Noi sappiamo che il problema non lo possiamo risolvere da sole. Noi abbiamo bisogno di aiuto. Ma è importante far capire che abbiamo occhi per vedere, occhi che non devono essere più chiusi. Ecco perché questa è una chance, una di quelle che capitano poche volte, perché per creare tutto questo c’è stata una alchimia particolare e speciale. Speriamo che si capisca veramente il senso da cui muove tutto ciò. Il mondo cambia perché cambia la mentalità e far crescere i nostri figli con responsabilità, con rispetto per se stessi e per gli altri, significa arginare il problema ai minimi termini, così come un flash mob come questo, seppur ballato goffamente, può far scattare la forza a qualcuno che soffre di dire veramente basta”.