L’incendio che la notte tra il 4 e il 5 marzo ha distrutto la Città della Scienza di Bagnoli, sfigurando materialmente e moralmente la città di Napoli, sembra essere stato commesso con la volontà di provocare un evento criminoso. Il rogo sarebbe, dunque, di origine dolosa.
Il condizionale però è ancora d’obbligo perché gli inquirenti ancora non si sono pronunciati ufficialmente sulla natura dell’evento. È evidente, tuttavia, che la vicenda è caratterizzata da tanti aspetti anomali che in linea di ragionamento fanno propendere più per il crimine che per la fatalità.
A creare sospetto sono, ad esempio, la tempistica e le modalità che hanno caratterizzato l’incendio. Le fiamme, sembra, si siano sprigionate simultaneamente in più punti della struttua aprendo così un fronte del fuoco di oltre cento metri. Il rogo, poi, nonostante la serata fosse poco ventosa si è propagato in maniera rapida ed inesorabile, distruggendo in pochi miniti la struttura e rendendo vana l’azione del sistema antincendio e l’intervento dei Vigili del Fuoco.
Probabilmente, dicevamo, la distruzione di Città della Scienza è dolosa. La domanda che tutti dobbiamo farci è: chi ha commesso il dolo?
Essendo il fatto avvenuto a Napoli la risposta vien da sé. È stata la camorra, si dirà. Siamo certi di tutto questo? Potrebbe darsi che dietro questa storiaccia ci siano altri interessi oltre quelli camorristici?
A riguardare la triste storia del nostro paese il rogo di Bagnoli ricorda, molto da vicino, gli incendi del teatro Petruzzelli di Bari (1991) e il Gran Teatro La Fenice di Venezia (1996) luoghi simbolo della sconfinata cultura italiana distrutti dalla mano avida, criminale ed ignorante degli italiani.
Se questo è il triste destino della Città della Scienza si spera, almeno, che ritorni presto a funzionare così come è avvenuto per i teatri. Fanno ben sperare, in questo senso, le parole del Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera che ha prospettato un finanziamento di venti milioni di euro per la ricostruzione.
Ferdinando Fontanella