La questione del rischio idrogeologico è oggi all’attenzione di tecnici, politici e cittadini soprattutto in ragione della particolare gravità con cui alcuni eventi si sono manifestati negli ultimi mesi.
La città di Castellammare di Stabia, si presta come area “campione” per lo studio delle condizioni di pericolosità legata ai processi alluvionali dei bacini torrentizi.
La cronaca ci ricorda come la città è stata più volte interessata sia nella storia recente che passata, da fenomeni di trasporto-accumulo di natura detritico-fangosa, verificatisi in occasione di eventi piovosi particolarmente intensi. Negli ultimi trecento anni, Castellammare di Stabia è stata ripetutamente colpita da eventi di tipo alluvionale, circa 40 risultano i casi documentati dal 1715 ad oggi e molte delle zone tragicamente note alla cronaca odierna, sono state già colpite da alluvioni e frane.
Castellammare di Stabia è attraversata da numerosi torrenti (Rivo San Marco, Rivo Calcarella, Rivo San Pietro, Rivo Cognuolo, Rivo Fratte, Rivo Foiano e Rivo Scurolillo), che scendono dai Monti Lattari e sfociano lungo il litorale stabiese. Le caratteristiche geomorfologiche di questi torrenti li predispone, allorquando si verifichi un temporale particolarmente intenso ad un elevato deflusso superficiale delle acque. Per tali caratteristiche, l’acqua che defluisce nei bacini dei torrenti, impiega un tempo molto limitato per percorrere l’intero percorso da monte a valle ( meno di 20 minuti nei bacini minori)(Fig.1).
Quanto detto, evidenzia la “rapidità” dei potenziali eventi alluvionali, incidendo notevolmente sulle condizioni di rischio dell’area urbana sottesa a questi torrenti.
Come se non bastasse, le modificazioni indotte sui bacini idrografici dalla continua urbanizzazione, un incremento della percentuale di terreno resa impermeabile all’infiltrazione delle acque e i recenti incedi del 18 e 19 agosto 2012, che hanno mandato in fumo 15 ettari di bosco, hanno condizionato le caratteristiche idrologiche naturali dei corsi d’acqua.
In conclusione tutti i Rivi hanno provocato nel passato come nel presente danni e disagi alla popolazione, causati solo in parte dal naturale rapporto di causa-effetto tra una pioggia intensa e l’aumento del deflusso superficiale negli alvei dei torrenti. Una grossa fetta delle responsabilità è da ricercare infatti, nelle numerose restrizioni delle sezioni fluviali, e nell’insufficiente e scadente manutenzione degli alvei.
Ciò comporta ed impone la necessità di un monitoraggio delle cause potenziali.
ANNO | NUMERO DI EVENTI | DANNI |
1715 | 1 | Distruzione del ponte sul Rivo Foiano |
20/01/1764 | 4 | ingenti danni all’abitato |
14/10/1878 | 3 | 2 vittime, decine di feriti e danni ingenti alle abitazioni |
20/08/1935 | 5 | 5 vittime, decine di feriti, 3000 sfollati e danni ingenti alle abitazioni e alla rete ferroviaria |
1949 | 2 | Allagamenti ai seminterrati e ai piano terra |
09/11/1987 | 16 | 5 feriti gravi e 50 persone costrette a sgomberare gli edifici |
08/10/2000 | 1 | Allagamenti ai seminterrati danni ingenti alla circolazione e al centro storico |
11/09/2003 | 1 | Allagamenti ai seminterrati danni ingenti alla circolazione e al centro storico |
28/08/2005 | 1 | Allagamenti ai seminterrati danni ingenti alla circolazione e al centro storico |
14/04/2007 | 1 | Allagamenti ai seminterrati danni ingenti alla circolazione e al centro storico |
09/09/2010 | 1 | Allagamenti ai seminterrati danni ingenti alla circolazione e al centro storico |
13/09/2012 | 1 | Allagamenti ai seminterrati danni ingenti alla circolazione e al centro storico |
Il Sistema di Allerta Idrogeologica Precoce
I fenomeni alluvionali registrati a Castellammare sono ad evoluzione rapida o rapidissima, simili a quelle di molti altri territori comunali della Penisola Sorrentina e di altri settori pedemontani dei Monti Lattari, quindi una struttura di Protezione Civile, a livello regionale, non può risultare di nessun aiuto concreto in simili occasioni. E’ necessario strutturare sistemi che effettuano un monitoraggio in tempo reale, sistemi che consentano di comprendere che la situazione sta acquisendo caratteri di criticità con un ritardo inferiore ai 5-10 minuti. Questo serve per poter lanciare un tempestivo Allarme Idrogeologico.
Un sistema capace di assolvere tale funzione è estremamente semplice.
Si tratta di installare una o più centraline meteorologiche elettroniche dotate di pluviometro (ovvero di uno strumento capace di registrare la quantità di pioggia caduta), con capacità di trasmettere e aggiornare i dati su internet ogni 5 minuti, tanto da rendere possibile, a chiunque possa collegarsi alla rete, di monitorare l’evoluzione del fenomeno precipitativo (Fig.2). I costi di tali centraline sono oggettivamente modesti, tanto da far nascere spontanea una domanda: “ Perche non adottare questo sistema a livello comunale?”
Una volta installata la centralina pluviometrica, è possibile sfruttare i moderni mezzi di trasmissione dati (tramite internet o reti GPRS/UMTS), per far arrivare, direttamente alla popolazione, i messaggi di allarme.
Valutando gli effetti al suolo dell’evento del 13 settembre 2012 nelle aree ubicate lungo la fascia pedemontana dei Monti Lattari, se fosse già stato disponibile il sistema di allerta idrogeologico precoce, si sarebbe potuto lanciare l’allarme immediato dopo solo 10 minuti dall’inizio del temporale e avrebbe consentito di avvisare i cittadini.
Terminato l’evento sarebbe stato lanciato il segnale di cessato allarme.