Allarmi inascoltati, politica e amministrazione ferma. La disperazione la fa ormai da padrone alla società partecipata Terme di Stabia, da circa due anni sull’orlo del fallimento. Ieri mattina si è temuto il peggio quando un lavoratore, in cerca di risposte sul proprio futuro, ha brandito una tanica di benzina: “Mi do fuoco, do fuoco a tutto”. Un dipendente con contratto a tempo indeterminato, che oltre a non aver percepito il 74% degli emolumenti a lui dovuti nel 2012, non ha visto neppure il riconoscimento della cassa integrazione di gennaio e febbraio 2013. Come lui, un altro centinaio di termali (senza contare i lavoratori stagionali, ovvero altre cento persone). Ieri mattina si attendevano risposte alla crisi, che puntualmente non sono arrivate. L’uomo, sposato con due figli, è stato dissuaso dai colleghi prima dell’arrivo degli agenti del commissariato di Ps di Castellammare. La tensione, però, resta altissima in viale delle Terme. “In questi ultimi anni ci hanno messo l’uno contro l’altro – ha detto Salvatore Esposito della Uil – scatenando una lotta tra poveri. Alla fine il risultato è stato quello di far chiudere le Terme”. Per l’altro esponente della Uil, Luigi Natale, “tutti si devono prendere la responsabilità di ciò che sta accadendo. Ma la cosa importante è che ci sia chiarezza, una volta e per tutte: ci dicano cosa hanno in mente, visto che nessuno sta facendo niente per le Terme”. Filippo Criscuolo della Cgil, invece, non ha lesinato polemiche riguardanti le ultime inchieste giudiziarie sulla gestione del Comune che hanno portato a due misure cautelari per peculato: “I soldi, invece di essere destinati alle Terme sembrano che siano stati spesi per altri scopi, forse in lussuosi alberghi. La politica ha costruito le campagne elettorali basate sullo sviluppo dell’azienda è riuscita ad attingere ai voti dei lavoratori termali. Mi auguro che nella prossima campagna alle parole, alle promesse, seguano i fatti”. “Quello delle Terme – ha concluso Salvatore Suarato della Cisl – è un problema che va risolto in fretta, prima che scoppi una bomba sociale. I lavoratori sono allo stremo, economicamente e moralmente”.