“Nel 1993 mio cugino Francesco Bidognetti mi mando’ a Napoliperche’ dovevo dire ai Lago che quanto piu’ voti portavo alla Mussolini meglio era perche’ Bassolino non doveva vincere in quanto lo portavano i Moccia”. Domenico Bidognetti, pentito del clan dei Casalesi e cugino del boss Francesco detto Cicciotto e’mezzanotte, conferma, in sede di controesame, che i Casalesi si impegnarono nel turno di ballottaggio per le elezioni al Comune di Napoli da cui usci’ vincente Antonio Bassolino contro Alessandra Mussolini. E’ la trentaseiesima udienza del processo Eco 4 che vede imputato l’ex sottosegretario Nicola Cosentino, ora detenuto nel carcere di Secondigliano, per concorso esterno in associazione mafiosa. Sollecitato dalle domande del pm Alessandro Milita, Bidognetti racconta: “Ho visto Giovanni Cosentino con il fratello Nicola alcune volte a casa di mio zio, Pasquale Iorio. I due fratelli stavano sempre assieme, li ho visti che andavano a trovare mio cugino Francesco, detto Cicciotto e’mezzanotte quando era ai domiciliari. Io mandavo a chiamare Giovanni Cosentino, l’imprenditore, per il cambio di assegni e spesso andavo proprio io in azienda, nel deposito dove c’era la rivendita di gasolio, su Corso Umberto I a Casal di Principe”. “Qualche volta ho incontrato anche Nicola nell’azienda – racconta il pentito – lo conoscevo da piccolo perche’ giocavamo assieme e mi diceva di salutargli mio zio. Ci andavo o per pagare il gasolio o per monetizzare gli assegni di imprenditori a cui noi chiedevamo le estorsioni, dai 50 milioni di lire ai 70. Quando avevo 19 anni presi il porto d’armi per andare a caccia grazie all’interessamento di Nicola; andai a ritirare il documento vicino alla Reggia di Caserta, sul corso principale. All’epoca non ero ancora entrato nel clan. Ricordo anche che quando avevo 14 o 15 anni il padre di Cosentino, Mario l’Americano, che, devo dire, aveva fatto fortuna fornendo la benzina ai trattori dei contadini che facevano gli imbrogli con l’Aima, comprava i voti delle elezioni regalando i buoni benzina alla gente, li compilava con la sua firma su un block notes. Ricordo poi che mi arrivo’ l’ambasciata nel 1993 da mio nipote Aniello Bidognetti che si dovevano fare i voti per Cosentino. Pero’ io sono ignorante in materia, mi sono sempre tenuto distante dalla politica”. A Bidognetti, in sede di controesame da parte dell’avvocato dell’ex deputato, Agostino De Caro, e’ stato contestato che solo il 20 novembre del 2009, a un anno dal suo pentimento e quando l’ordinanza a carico di Cosentino a firma del gip Raffaele Piccirillo era gia’ stata emessa, in un interrogatorio del pm, aveva detto che il clan aveva appoggiato l’elezione di Cosentino alle competizioni regionali del 1995, mentre in precedenza aveva detto di aver appoggiato la sua candidatura alle provinciali nel 1993. “Quanto piu’ se ne parla, piu’ mi ricordo”, ha risposto il collaboratore di giustizia. Il secondo pentito ascoltato, Raffaele Cantone, detto O’Malapelle, ha riferito di aver appreso che si doveva votare Cosentino quando a casa sua si presentarono Vincenzo Picone, un vigile urbano di Trentola che il pentito ha definito vicino al clan, e suo fratello Nicola, consigliere comunale di Trentola. “Ho appreso da Massimo Russo, in carcere a Santa Maria Capua Vetere nel 2009, che Cosentino stava diventando il braccio destro di Berlusconi”, dice. Il controesame di Cantone e’ previsto per lunedi’ prossimo.