Agli Scavi di Pompei, fino ad oggi, sono stati sprecati milioni di euro (probabilmente anche più di quanti oggi ne offre l’Unione Europea) per interventi senza che se siano visti i risultati, né in termini di tutela del sito, né in termini economici, né tantomeno di immagine.
“Adesso – affermano Antonio Pepe, segretario della Cisl di Pompei e Maria Rosa Rosa, segretaria Uil di Pompei – sembra assistere ad un’altra operazione di facciata. Infatti, verranno sostituiti gli attuali contenitori per la raccolta differenziata, già messa in atto dall’ex Commissario Fiori nel 2010 per adeguarsi all’esigenza del Comune di Pompei che praticava raccolta differenziata già dal marzo del 2006, annunciando in pompa magna che sarà presentato il progetto per il potenziamento della raccolta differenziata all’interno dell’area archeologica, quasi come se non fosse mai stata messa in atto. Oggi si parla tanto di spending review, di sprechi della politica, di crisi economica, ma nessuno parla di Pompei, ignorando che quest’area archeologica, patrimonio dell’umanità, ha rappresentato e rappresenta tuttora un’evidente esempio di spreco di denaro pubblico e di malgoverno”.
“Si parla tanto del “Grande Progetto Pompei” finanziato dall’Unione Europea per 105 milioni di euro – aggiungono Pepe e Rosa – ma non si dice che a tutt’oggi il piano stenta a decollare, tant’è che finora sono iniziati solo tre lavori dei cinque messi a gara in due anni, per un totale di spesa pari neanche a 5 milioni di euro, come si pensa di poter realizzare progetti e lavori di restauro per i restanti 100 milioni di euro entro i prossimi due anni. Una confusione amministrativa senza precedenti, confusione nell’organizzazione del lavoro, nella gestione delle risorse umane e in tutto quanto riguarda le attività della Soprintendenza, compreso il “Grande Piano Pompei”, con il rischio fondato che si perdano i fondi europei e che Pompei esca dall’Unesco. I dirigenti che si sono avvicendati a Pompei, il più delle volte, hanno messo in atto il proprio piano di gestione, realizzando interventi senza tener conto di quanto già fatto da chi lo aveva preceduto, senza dare alcuna continuità a quanto già realizzato, anzi il più delle volte lasciando incompiute o inutilizzate le opere già realizzate al fine di realizzarne delle nuove”.
A partire dalle archeoambulanze che un po’ di anni fa servivano per recuperare i turisti che si infortunavano all’interno degli Scavi, ferme da un decennio e costate più di cento milioni delle vecchie lire; dai prefabbricati per i nuovi uffici realizzati a San Paolino, oggi trasformati in depositi giudiziari, costati circa 2 milioni di euro; dal deposito archeologico di Porta Nola tutt’ora incompiuto costato fino ad ora circa 3,5 milioni di euro (ve ne sono altri 4 milioni in programma per il completamento del primo lotto); dal serpentone in acciaio e vetro costruito e inutilizzato all’ingresso di Porta Anfiteatro che doveva servire da biglietteria, deposito bagagli e bar, costato oltre 2 milioni di euro; dall’Antiquarium degli Scavi di Pompei, restaurato negli anni 80 con i fondi per la ricostruzione post-terremoto e per i quale sono stati spesi, solo negli ultimi anni, 6 milioni di euro e mai utilizzato; dal restauro del Teatro Grande e dei relativi allestimenti, usati soltanto una stagione, e che ora giacciono miseramente nei depositi, costato oltre 5 milioni di euro e rischiano di diventare inservibili per il futuro; dal restauro di Casina dell’Aquila, che doveva ospitare un ristorante e che non è mai stata utilizzata né a questo fine né ad altri. Per non parlare dell’allestimento dell’Antiquarium di Ercolano, costruito negli anni ‘80 con fondi della Cassa per il Mezzogiorno ed allestito con fondi della Soprintendenza, per circa 5 milioni di euro e mai inaugurato, delle 25 bici e della messa in sicurezza del percorso tracciato attorno alle mura perimetrali della città antica da Piazza Anfiteatro a Villa dei Misteri, costate trentamila euro, che fine hanno fatto.
“C’è da chiedere anche che fine ha fatto il cantiere evento della Domus dei casti Amanti inaugurato dal Commissario Fiori insieme alla Domus di Giulio Polibio (oggi chiuse al pubblico) – proseguono i segretari di Cisl e Uil – e che fine hanno fatto i relativi allestimenti tecnologici e multimediali, costati anch’essi diverse centinaia di migliaia di euro. Abbandonato anche il progetto contro il randagismo agli Scavi, messo in atto dall’ex Commissario Fiori, benché siano stati spesi oltre centomila euro i cani randagi che continuano a girare indisturbati nell’area archeologica senza che nessuno se ne occupi”.
Nel frattempo è crollata la Schola Armaturarum, sono crollate e rischiano di crollare altre importanti testimonianze del passato ed altre versano in condizioni disperate come la famosissima “Casa dei Vetti”, chiusa al pubblico da oltre 10 anni per un restauro incompiuto; la “Casa del Centenario”, il “Lupanare piccolo”; mosaici che rischiano di svanire come quello del “Cave Canem” sito nella “Casa del Poeta Tragico” e tante altre domus, anch’esse chiuse al pubblico.
“Il sindacato – spiegano Antonio Pepe e Maria Rosa Rosa – negli anni ha più volte denunciato le cattive gestioni che si sono susseguite, ricevendone solo promesse naufragate nel nulla, ma adesso basta, a pagare non devono essere solo i lavoratori che con forza di volontà e senso del dovere cercano ogni giorno di portare avanti la barca, senza un’organizzazione del lavoro adeguata, sott’organico, senza che vi siano luoghi di lavoro idonei (il personale lavora in locali prefabbricati, costruiti oltre 30 anni fa, in cemento amianto, i locali per il personale di vigilanza sono fatiscenti, il laboratorio di restauro è chiuso), e che oggi si vedono oltretutto uno stipendio bloccato fino al 2014. Quando un lavoratore sbaglia è giusto che paghi. Che paghino anche i dirigenti, quando non sono in grado di gestire e quando arrecano danni all’erario e che nessuno punisce, anzi premia. Che smettano di trovare soluzioni miracolose e fare operazioni di facciata, chiunque essi siano, per salvare Pompei, molto spesso più con l’obiettivo di mettere le mani sulla gestione dei finanziamenti, piuttosto che quella di tutelarla dal degrado. Sollecitiamo – concludono Cisl e Uil – pertanto il Presidente della Repubblica, il Ministero per i Beni Culturali, le forze politiche e l’opinione pubblica affinché si metta fine allo scempio ed una volta per tutta si faccia chiarezza e giustizia”.