Nella giornata di ieri, il nucleo di polizia ambientale della Capitaneria di Porto di Napoli, con il supporto tecnico e specialistico di funzionari dell’Asl di Caserta, dell’Arpac di Avellino, dell’Ente Riserva Naturale Foce Sele – Tanagro e dell’amministrazione comunale competente ha proceduto al sequestro di un impianto di acquacoltura sito nel comune di Caposele in provincia di Avellino.
L’attività accertativa ha riguardato nello specifico un’impresa di acquacoltura che commercializza prodotti ittici per il consumo umano mediante fornitura diretta di quantitativi di prodotti primari dal produttore a livello locale.
Nell’ azienda sono state rinvenute nello specifico cinque (5) tonnellate di specie ittiche vive tra trote iridee bianche e salmonate.
All’atto del controllo i titolari dell’impianto non sono stati in grado di fornire esaustiva documentazione amministrativa ed autorizzativa.
Le carenze riscontrate riguardano nello specifico l’assenza di documenti relativi alla tracciabilità dei mangimi forniti ai pesci, alle modalità di scarico dei prodotti di acquacoltura, alla modalità di stoccaggio temporaneo degli animali morti e conseguente successiva gestione degli stessi, né al sistema di derattizzazione utilizzato nell’impianto.
Sotto il profilo strutturale i locali annessi all’impianto non sono risultati di fatto idonei né come magazzino, né come deposito incarti per la vendita, né tantomeno come locale deputato alla sola vendita dei prodotti di acquacoltura.
L’impianto di allevamento dell’azienda è costituito da 5 vasche asservite da acqua derivata dal fiume Sele che scorre nelle immediate vicinanze.
L’allevamento insiste anche in area protetta di particolare pregio naturalistico situata all’interno del Parco Regionale dei Monti Picentini, e tale impianto per la sua allocazione, ad una distanza di circa 100 metri a valle, potrebbe influenzare l’ambiente fluviale adiacente.
Pertanto, è stato effettuato il campionamento delle acque da parte dell’Arpac al fine di verificare la sussistenza di eventuali alterazioni della matrice ambientale.
L’attività accertativa condotta ha pertanto comportato il sequestro dell’intero impianto, inibendo introduzione di nuovi animali.