Ancora anomalie agli Scavi di Pompei. Tra ristrutturazioni che si duplicano, come alla Casa dei Vetii, e quelle che mancano, come per gli edifici demaniali, si allunga la lista di morti di tumore tra i dipendenti della Sanp. Annamaria Ciarallo, 64 anni, ex direttrice del laboratorio di biologia degli scavi, e Antonio Stile, 63 anni, entrambi pensionati da poco, si aggiungono malauguratamente alla Spoon River della città sepolta che conta già ventisei morti sospette. La soluzione più volte prospettata dei sindacati non viene attuata senza un’apparente spiegazione. A denunciarlo Antonio Pepe, segretario della CISL, e Maria Rosa Rosa, segretario della UIL: “Ancora al palo la ristrutturazione degli edifici demaniali per adattarli ad uffici per il personale”. Eppure il trasferimento dei dipendenti era stato promesso, secondo i sindacati, in varie riunioni “come quella tenuta più di un anno fa con il Segretario Generale del MIBAC, Antonia Pasqua Recchia, quando venne stabilito che nel mese di novembre 2012 sarebbero iniziati i lavori di ristrutturazione degli edifici demaniali per adeguarli ad uffici in quanto il Personale avrebbe dovuto lasciare, nel più breve tempo possibile, gli attuali uffici adattati in prefabbricati realizzati nel lontano 1983, perché costruiti in cemento-amianto”. Per Pepe e Rosa si tratta di un intervento che andava fatto già da tempo “perché, come tutti i manufatti che contengono amianto, con il passare degli anni (ca.30) e di conseguenza con il naturale invecchiamento, rilasciano fibre nocive nell’ambiente interno e circostante, con evidente pericolo per chi vi lavora costantemente”. Ma l’amianto, scrivono i sindacati, non sarebbe soltanto negli uffici: “Oltre ai prefabbricati anche nell’area archeologica il problema dell’amianto non è stato ancora risolto, nonostante i lavori di bonifica effettuati negli ultimi anni. Lo scarno monitoraggio effettuato negli anni, ha dimostrato che a tutt’oggi vi è ancora da rimuovere molto di questo materiale disperso nell’area archeologica”. Il risultato è che “l’amministrazione anziché spendere soldi per la ristrutturazione degli edifici demaniali li spreca facendo qualche lavoretto in questi prefabbricati mentre gli enormi fabbricati demaniali, già in gran parte ristrutturati, sono abbandonati al deterioramento”. Neanche il Grande Progetto Pompei sarebbe risolutivo perchè “nel calendario dei prossimi interventi di restauro non è inserito affatto il completamento del restauro degli edifici demaniali ubicati negli Scavi di Pompei”. Tuttavia, spulciando tra i lavori previsti dal piano UE, i sindacati hanno scovato il “mistero” della Casa dei Vettii: “Dopo circa 12 anni dalla sua chiusura al pubblico rimane ingabbiata tra le armature delle impalcature dei lavori, benché conclusi e pagati. La ritroviamo nella brochure del Grande Progetto Pompei all’ultimo punto (n.36) degli interventi previsti sulle strutture archeologiche, per lavori di riconfigurazione coperture e interventi di valorizzazione”. A richiamare l’attenzione dei sindacati l’oggetto dell’intervento, una possibile e anomala duplicazione di quello del 2009: “Appare strano – sostengono Pepe e Rosa – che per i nuovi lavori nella Casa dei Vettii non si parli di restauro degli affreschi ma si ripresentano lavori per la riconfigurazione delle coperture, peraltro già rifatte appena nel 2009 per un importo pari a 548.337,21 euro, senza che la Casa sia stata mai riaperta al pubblico”. Molti i dubbi sollevati sul progetto: “C’è da chiedersi quante volte lo Stato debba pagare per questi lavori. Era forse sbagliato il primo progetto o sono stati sbagliati i lavori? Se c’era bisogno di ulteriore restauro perché sprecare tutto questo tempo aspettando i fondi europei quando per il restauro avremmo potuto utilizzare i 22milioni di euro che mediamente ogni anno vengono incassati solo con gli introiti delle biglietterie degli Scavi di Pompei? Speriamo – concludono i sindacati – che questo faccia capire l’importanza di ricostituire la Soprintendenza autonoma di Pompei con un Soprintendente impegnato a tempo pieno sul campo”. A destare scalpore anche i dati sugli appalti del GPP riportati da Gian Antonio Stella sul Corsera: “I lavori alla casa dei Dioscuri sono stati assegnati con un ribasso del 52%. Quelli alla casa del Criptoportico addirittura del 56%”. I paradossi, quindi, si moltiplicano negli Scavi con restauri doppi o mancati. I lavoratori, intanto, continuano a lavorare negli uffici sospetti. Tra i tanti ritardi, questo il più grave, mentre la domanda di mesi fa ancora resta: quando il trasferimento del personale negli edifici demaniali?
Claudia Malafronte