Sembra materializzarsi l’ipotesi che quella camorra che si è vista decapitata di 79 presunti affiliati ai quali sono stati sequestrati beni per 20 milioni di euro, sia anche nel “Palazzo” di Torre Annunziata. La “commissione d’accesso” inviata dal Prefetto di Napoli dovrà accertare se gli interessi delle bande di camorra di “Fortapàsc” sono attivi anche nella gestione del Comune. Mercoledi il “blitz” d’insediamento della commissione prefettizia d’inchiesta e il giorno dopo l’altro blitz, dirompente, dei Carabinieri che decapita il clan. Coincidenze oppure è iniziata contestualmente una corposa azione di “bonifica” territoriale? Intanto al Comune l’aria è irrespirabile.
In tanti palpitano. In tanti tremano. In tanti pensano che… ma le bocche sono marmoree. In 90 giorni (al massimo, con una proroga, fino a 180) la commissione consegnerà al Prefetto le conclusioni degli accertamenti su numerosi atti amministrativi. L’iniziativa dell’invio della “Commissione d’accesso” scaturisce da dettagliati rapporti investigativi delle forze dell’ordine su cui, contestualmente, sono in corso indagini da parte della Procura della Repubblica. Il quadro indiziario, dettagliato e corposo, dovrà completarsi con le eventuali conferme che potrebbero scaturire dall’indagine amministrativa degli investigatori della Prefettura napoletana.
Non mancheranno, vedrete, dichiarazioni di amministratori comunali che si definiranno “tranquilli” perché ripongono “fiducia nel lavoro della Prefettura”, mentre le “fughe” caratterizzeranno questa fase della politica.
Intanto, il vero supplizio lo patirà la città e i cittadini. L’attività amministrativa sarà meno disinvolta, certamente condizionata dalla presenza di “ospiti indesiderati”. Torre Annunziata soffre da molto tempo della mancanza di strategie buone e giuste, capaci di prenderla per i capelli e strapparla dal degrado invadente. E’ quasi totale la sfiducia dei cittadini in concrete possibilità di riscatto. Se ora dovesse arrivare la prova che la camorra è anche nel Palazzo, vedremo in quanti continueranno a ripetere che “non siamo più a Fortapàsc” e che quel film-capolavoro dedicato al giornalista Giancarlo Siani non va mostrato in tv. Ora, invece, quel film andrebbe visto e rivisto. Per riattivare la speranza e non piegarsi alla rassegnazione.
Antonio Irlando