Pompei, nuova stangata Publiservizi. Le proposte di Garofalo

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Continua il dibattito sulla Publiservizi, società privata che gestisce, per conto del Comune di Pompei, il servizio di riscossione dei tributi locali. Controversa la storia dell’azienda in questione, assurta più volte agli onori della cronaca per vari aspetti. In principio, fu lo scandalo “Prentepoli”. Con un concorso agostano, semisconosciuto ai più, diversi cognomi della politica pompeiana furono individutati fra le file degli impiegati assunti dalla ditta per il comparto pompeiano. Poi arrivò l’informativa antimafia atipica, indirizzata dal Prefetto di Napoli alla Publiservizi. Negli ultimi giorni, un’altra questione sta tenendo banco: quella delle caretelle esattoriali, inviate dalla società, dagli importi decisamente lievitati. Nel mirino dei rincari ci sono le seguenti imposte: Tarsu (spazzatura), Cosap (occupazione del suolo pubblico), Icp (imposta sulla pubblicità) e Dpa (tassa sull’affissione di manifesti). Aumenti inaspettati rincarati mediamente del 30% rispetto agli importi dell’anno scorso. E nelle cartelle esattoriali, nessun parametro indicato che indichi i criteri adotatti per il riadeguamento delle tariffe. Una situazione gravosa, per il comparto commerciale pompeiano, già alle prese con diverse difficoltà di natura economica. La Publiservizi è, in questi giorni, al centro del dibattito politico. Sull’intricato affaire, si è espresso anche Vincenzo Garofalo, coordinatore dei tre movimenti politici Pompei Cambia, Pompei Futura e Più Pompei. Garofalo, in una nota ufficiale, avanza delle proposte, dichiarando quanto segue:

“Come avevamo già da tempo preannunciato, la situazione relativa all’affidamento della riscossione dei tributi comunali, delegata da questa amministrazione comunale alla società privata Publiservizi, sta degenerando.Oggi gli imprenditori locali ed i commercianti, così come anche gli stessi cittadini, –continua Garofalo- sono vessati quotidianamente da questa società privata, legittimata ed autorizzata dal sindaco D’Alessio a perseguitarli fiscalmente, in cambio di nessun servizio. Le ultime vicende -insiste Garofalo- relative alle “cartelle pazze” notificate,  in questi giorni,  dalla Publiservizi ai commercianti ed alle famiglie  pompeiane sono sconcertanti e ne costituiscono la prova! Apprendiamo, inoltre, dalla stampa locale e dagli operatori del settore, delle nuove tariffe applicate agli esercenti  per l’occupazione del suolo pubblico che aumentano smisuratamente la già onerosa tassa comunale. Pertanto i nostri movimenti politici Più Pompei, Pompei Cambia e Pompei Futura si fanno promotori di  una  petizione popolare per chiedere:

1)  La regolamentazione e riduzione di parte  dei tributi comunali e la semplificazione degli iter burocratici  per tutti i commercianti,  in considerazione delle mutate condizioni di mercato e di crisi economica cui l’amministrazione comunale non ha mai fatto fronte ed alle quali non ha mai contrapposto un’ adeguata politica di rilancio e di sviluppo;

2)   il mini condono fiscale comunale per le famiglie più bisognose ed a basso reddito, al fine di contrastare  il progredire delle nuove povertà.

Saremo –conclude Garofalo- sempre dalla parte dei cittadini, garantendo il principio d’equità sociale e favorendo l’imprenditoria,  il turismo e  la cultura quali nostri punti fondamentali per la rinascita cittadina.

Una vicenda complicata quella della Publiservizi che, ogni giorno, si tinge di nuove sfumature. Proposte, quelle indicate da Garofalo, che contribuiscono ad alimentare il dibattito attorno a quello che sembra essere diventato un vero e proprio affaire. Non resta che attendere i prossimi sviluppi.

Marianna Di Paolo

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