Pompei, Igiene Urbana. Stamane nuovo sciopero dei netturbini

28769_10152327558085223_231987190_n1 Municipio di Pompei

 

 

 

 

 

 

 

 

Non si placa il malcontento dei 56 operai della ditta Igiene Urbana. Stamattina, alle ore 9.00, i netturbini sono scesi in piazza, a braccia incrociate. Nuova protesta e la rabbia che si rinnova. E anche l’Amministrazione Comunale è nel mirino delle rimostranze.Una storia infinita, quella in questione. Da tempo, ormai, i dipendenti non ricevono il salario. Per questo mese, nessun accredito di stipendio. Una situazione esasperante che, per quanti tavoli di concertazione si facciano, non volge ancora a conclusione. “Ormai da due mesi lavoriamo senza percepire un solo euro. Una situazione insostenibile per le nostre famiglie. Non ne possiamo più di andare avanti così”. Queste le parole di uno degli operai. Uno sfogo comprensibile ed assolutamente condiviso dagli altri manifestanti. La ditta abatese Igiene Urbana, gestisce, per conto del Comune di Pompei, il servizio di raccolta dei rifiuti. Ma, ormai da tempo, la società non ottempera agli obblighi verso i 56 dipendenti. Non paga i salari e non versa i contributi ai fondi di pensione. Nonostante tutto, i netturbini continuano a lavorare per creare meno disagi possibili all’utenza, cercando di garantire almeno i servizi minimi. Ma, in questa lunga e complicata storia, di chi sono le colpe? In primis dell’Amministrazione Comunale, stando a quanto riferito da un manifestante che ha affermato: “anche il Comune ha una buona parte di responsabilità in questa vicenda. Omette di pagare il canone alla ditta Igiene Urbana. La stessa, non ricevendo il compenso per il servizio erogato, non paga gli stipendi a noi dipendenti. Ormai da due mesi, ci ritroviamo senza salario. L’Igiene Urbana, da contratto, dovrebbe anticipare le mensilità ai suoi dipendenti, pur non ricevendo il versamento del canone dal Comune. Di fatto, però, la società continua ad essere omissiva”. Un meccanismo a catena, quello descritto. Il Comune che non paga la ditta e, questa, che non corrisponde gli stipendi. E, a farne le spese sono gli operai, intrappolati in una querelle infinita fatta di mille dichiarazioni delle parti coinvolte. Nei giorni scorsi, l’assessore all’ambiente Amato La Mura, aveva dichiarato che circa il 50% dei cittadini pompeiani non aveva pagato ancora la Tarsu pregiudicando, non poco, la disponibilità di liquidità per le casse comunali. In altre parole, non ci sarebbero soldi sufficienti pe pagare il canone alla società di S.Antonio Abate. A sua volta la ditta Igiene Urbana, non ricevendo il versamento del canone, non effettua anticipazioni per corrispondere le mensilità. Per conseguenza, gli operai ogni mese devono protestare per rivendicare il diritto allo stipendio. Tutto ciò assomiglia, ogni giorno di più, al gioco dello scarica barile. Peccato, però, che i 56 dipendenti non abbiano voglia di giocare.

Marianna Di Paolo

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