Pompei è ormai in saldi. Per tante ragioni. Lo stato di conservazione è al minimo della sopravvivenza, per unanime giudizio internazionale. Del resto, basta aggirarsi tra gli scavi per guardare, insieme a migliaia di visitatori, il disastro che si consuma quotidianamente. Dovunque intonaci colorati schiantati al suolo (polverizzati irrimediabilmente), parti di muri crollati (altri prossimi al collasso strutturale), mosaici inzuppati d’acqua (con tessere che saltano e si perdono), e finanche molti metri quadrati di “rosso pompeiano” che rosso non è più. Uno sfacelo!
Una vergogna che incide sulla reputazione italiana nel mondo. “L’Italia ha ancora la competenza per occuparsi di Pompei?”, si chiese “Le Monde” dopo aver rigorosamente raccontato quanto accade nell’area archeologica.
Ma come, ancora ora? Proprio all’indomani della solenne partenza del “Grande Progetto Pompei” di competenza interministeriale e con fondi (105 milioni) di cui quasi la metà di provenienza europea? Proprio ora che i primi due appalti per lavori alle domus, sono stati aggiudicati con gare di evidenza europea ed inaugurati da una comitiva composta da tre ministri italiani e un commissario europeo?
Proprio cosi! Tutti sanno (tranne che a Pompei) che l’intervento straordinario non incide sui mali quotidiani del degrado cancerogeno del patrimonio archeologico. Gli esperti raccomandano “terapie” a somministrazione quotidiana, con metodiche ordinarie (!!!) e costi ordinari (!!!).
Invece no! A Pompei tutto è “Grande”, tranne i risultati! Sono grandi finanche i ribassi con cui sono state aggiudicati gli appalti. Per i primi due (udite, udite!) si è arrivati al record pompeiano assoluto (e forse non solo) del 56,7%, per la prima, e del 52,11%, per la seconda (entrambi vinti dalla stessa ditta).
Per lavori di restauro è consolidata l’opinione in qualificati ambienti tecnici che questi numeri “preoccupano”, in riferimento alla qualità degli interventi. Ma nulla di illegale, è chiaro, anche perché a vigilare che “nessun euro finisca alla camorra”, come ebbe a spiegare addirittura il premier Monti, vi è una “grande” commissione interministeriale, composta da prefetti ed esperti di nomina interministeriale, mentre la ministeriale “Invitalia” cura la gestione delle gare, un’altra “grande” commissione di vigilanza (si chiama “Steering Committee”) e, naturalmente, come sempre, la soprintendenza vigilerà (attentamente) per competenza!
E allora, di cosa c’è da preoccuparsi? Non la pensa cosi il sindacato degli edili della Filea Cgil:“per scendere così tanto rispetto a una base d’asta, che in genere corrisponde a una stima realistica del costo dell’opera – si chiedono – dove si andrà a risparmiare? La risposta è facile: sul lavoro”. “Perplessità” anche dalla parlamentare del Pd, Luisa Bossa: “Siamo preoccupati che questo possa incidere pesantemente sulla qualità degli interventi. Non vorremmo ritrovarci di nuovo a contare i muri che cadono a causa di lavori svolti male”. Ed infine il pesante giudizio di Gian Antonio Stella che sulla prima pagina sul “Corriere della Sera” di domenica ha titolato: “Lo sconto sugli appalti a Pompei e il trucco delle aste al ribasso” ed ha spiegato, nel suo stile graffiante che “Accettiamo scommesse: i lavori per salvare Pompei dureranno una vita e costeranno una tombola. Lo dicono i ribassi di certe gare d’appalto: fare un’offerta del 57% inferiore alla base d’asta – scrive Stella – significa puntare sul trucco che da anni devasta i cantieri pubblici italiani. Vinto l’appalto, si tirano in lungo i lavori il più possibile per poi pretendere più soldi, più soldi, più soldi. È un andazzo che conosciamo bene”.
Intanto, leggete questa: “Sarebbe un bel segnale se gli imprenditori napoletani si occupassero del restauro di Pompei – ha fantasticato ieri Diego Della Valle, mister Tod’s – trovare aziende straniere che finanzino il ripristino delle domus sarebbe facilissimo. Ma se lo facessero i napoletani sarebbe la dimostrazione di un attaccamento al territorio”. In queste condizioni “ambientali” pensate che sia possibile che qualcuno raccolga l’appello di Della Valle per Pompei?
Antonio Irlando