La sentenza è stata emessa dal presidente Sassone della prima sezione penale del tribunale di Napoli, che gli ha inflitto una pena più grave rispetto a quella chiesta dal pm Vincenzo D’Onofrio che si era fermato a sei anni. La vicenda suscitò clamore nel 2009.
Un nipote del consigliere comunale, Giovanni De Stefano, intendeva aprire uno sportello antiracket nella cittadina alle porte del Parco del Vesuvio. I Sarno, venuti a sapere del progetto, cercarono di bloccare il progetto.
Secondo quanto riferito dallo stesso De Stefano, che denunciò e fece arrestare lo zio, Achille De Simone lo condusse al cospetto di Patrizia Ippolito, detta «’a patana», moglie di Vincenzo Sarno, capoclan all’epoca detenuto, e cercò di convincerlo ad acconsentire alle richieste della donna. De Stefano avrebbe potuto aprire lo sportello antiracket a patto che di volta in volta comunicasse al clan i nomi di quanti denunciavano i propri aguzzini. Lo sportello non fu aperto.
La sentenza giunge a quattro anni di distanza dall’arresto di De Simone, mentre lo stesso, in attesa della sentenza, pensava addirittura di rientrare in qualche modo in politica alla vigilia delle amministrative cittadine.