Discariche, rinviata l’udienza dei testimoni a novembre

cava sariÈ stata rinviata a novembre la terza udienza che vede coinvolto Alberto Aliberti, uno degli accusati che manifestavano contro l’apertura della discarica Cava Vitiello nel 2010. Il giovane è accusato di minacce, tentativi di incendio e interruzione di pubblico servizio.

Era fine settembre quando iniziarono le proteste cittadine contro l’apertura cava Vitiello, la discarica  voluta dal governo Berlusconi per tamponare l’emergenza rifiuti in Campania. Doveva essere il più grande sito di rifiuti europeo e sarebbe stato aperto dopo la chiusura della Sari, l’altra discarica che si trova a 200 metri dal centro di Boscoreale.

Entrambe  si trovano nei pressi del Parco Nazionale del Vesuvio e l’apertura della Vitiello era prevista appena la Sari avrebbe raggiunto il limite massimo di capienza.

Furono per Terzigno e Boscoreale dei giorni di fuoco che finirono con una legge che cancellava la Vitiello dal piano di smaltimento dei rifiuti e la chiusura della Sari che adesso è in corso di bonifica.

La guerriglia urbana iniziò a fine settembre e terminò a metà dicembre, quando il presidio permanente dei manifestanti venne smantellato e in questi mesi si diffuse l’ipotesi di infiltrazioni camorristiche all’interno della manifestazione.

Oggi sarebbe stata la volta della discussione di uno dei testimoni, Rosario Iezza, che invece non è stato ascoltato perché la sua voce potrebbe non essere affidabile dal momento che  non è chiaro quale sia il ruolo che aveva all’interno della protesta; il pm ritiene che si debbano leggere prima i suoi fascicoli per capire quanto fosse stato interno alla questione.

È prevista per il 7 maggio l’udienza che vedrà protagonisti tutti gli accusati e sarà ascoltata la Digos.

Ad ottobre 2011, un anno dopo l’inizio della protesta, la Procura di Torre Annunziata notificava 31 avvisi di garanzia, dopo aver condotto insieme alla Procura di Napoli le indagini preliminari, alla fine delle quali si accertava l’assenza della criminalità organizzata all’interno delle contestazioni. In alcune informative della polizia giudiziaria  si dichiara che quella protesta aveva ragioni legittime.

Le indagini, coordinate dal procuratore Raffaele Marino e condotte dagli agenti della Digos di Napoli e dal commissariato di Torre Annunziata, raggruppavano in un fascicolo tre mesi di protesta, scontri con le forze dell’ordine, aggressioni, occupazione di spazi pubblici, interruzione di pubblico servizio, resistenza a pubblico ufficiale, incendi di camion, offese e insulti alle forze dell’ordine.

Giovanna Sorrentino

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