Sarà pur vero che siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio, ma per novanta indescrivibili minuti Romano e i suoi gli saranno assomigliati certamente un po’ di più. Beh, in effetti il calcio è pur sempre una fede – forse al giorno d’oggi la più inderogabile -. Tuttavia una differenza tra questa forma laica e quella mistica ci deve pur essere ed è che gli adepti ercolanesi il volto dei propri idoli lo conoscono benissimo. Se non fosse per questo altre diversità non sussisterebbero, perché in fondo un tempio ce l’hanno anche i granata e si chiama Raffaele Solaro, ma soprattutto, ciò che conferisce loro i crismi del divino è quanto hanno compiuto contro lo Stasia Soccer: senza dubbio un miracolo. Al diavolo la blasfemia perché, se dobbiamo dare a Cesare quel che è di Cesare, altri termini per definire quanto ci accingiamo, ancora increduli, a narrare sarebbero davvero un’ingiustizia. Al cospetto dell’Ercolano si presenta la seconda forza del campionato, in pienissima lotta per il primato. Ci sono, prima del calcio d’inizio, ben ventinove punti di differenza, eppure sul campo diventano una miseria. Anzi, sono i padroni di casa ad irretire gli avversari con una manovra avvolgente, grazie anche ad un pubblico incommensurabile. Purtroppo, però, l’Ercolano difetta – come ampiamente dimostrato nell’arco del torneo – di una mira precisa e le mani dei vari Romano, Fucito ed Aprea nella prima mezz’ora finiscono disperatamente tra i capelli. Al 31’ poi sembra giungere puntuale anche la beffa, perché Rima trasforma il penalty concesso dall’arbitro per fallo di Fiorillo. Sarà la prima ed ultima volta che lo Stasia si affaccerà nell’area avversaria prima di trovarsi in undici contro otto. I locali, tuttavia, non tramortiscono e all’ultimo istante prima dell’intervallo Cozzolino fa palo-gol e riporta i suoi sul risultato di parità. Nella ripresa i granata continuano a rendersi pericolosi, ma al 55’ Fucito si fa espellere per un brutto fallo commesso a centrocampo. Nemmeno questo ferma la banda di Franchini-Mariniello, che al 65’ trova il meritatissimo sorpasso con Romano, il quale deve solo appoggiare in rete il pallone regalatogli da Aprea. Purtroppo, però, l’attaccante ercolanese esulta con eccessiva esuberanza e l’arbitro gli mostra il secondo giallo. La formazione di Sant’Anastasia allora cerca di approfittarne, ma incredibilmente si fa sorprendere in contropiede: Cuomo lancia Cerullo, che con un bel pallonetto beffa Liccardo. Questa volta le mani sono al cielo. Il più sembra fatto. Invece l’autore della rete nell’esultare si toglie la maglia e va anche lui anzitempo sotto la doccia per doppio giallo. Mancano venti minuti, una vita e l’Ercolano la dovrà vivere soltanto in otto. In Realtà i minuti diventeranno ventisette, perché l’arbitro concederà ben 7’ di recupero. Ventisette minuti in cui l’intera tribuna – parliamo di circa ottocento persone – si alza in piedi ed incita in tutti i modi possibili i propri eroici beniamini. Fino all’ultimo istante, quello in cui Aliperta firma il 3-2. Ormai, però, è finita. Erano in otto, ma sembravano mille. La festa a fine partita, complici le contemporanee sconfitte delle inseguitrici, si trasforma in un autentico processione di cori e di bandiere: i granata si salvano addirittura con un turno d’anticipo. Amen. Adesso al Solaro ci credono: gli dei esistono ed ai piedi indossano delle scarpette da calcio.
Michele Di Matteo