Il Consiglio Comunale di Vico Equense sembra destinato a rimanere nel caos ancora per molto tempo. Lunedì 29 aprile, in un’assise semivuota, è venuto meno il numero legale necessario per l’approvazione del bilancio consuntivo e si è ulteriormente aggravata la crisi politica nella quale versa il sindaco Gennaro Cinque, rimasto senza giunta e senza maggioranza.
All’indomani dell’elezione a sorpresa del nuovo Presidente del Consiglio, Maurizio Cinque, tutti gli assessori avevano rassegnato le dimissioni e lo stesso sindaco si era ritirato in un tenace silenzio interrotto solo per comunicare ai media che il complotto politico messo in atto da alcuni consiglieri era stata una “vera fetenzia”. Altre comunicazioni ufficiali sindaco e ex giunta non ne hanno rilasciato, nonostante i tentativi di avvicinamento e riappacificazione da parte di Flora Beneduce, sponsor della consigliera dissidente Cristallo e new entry nel Consiglio Regionale. La determinazione di Gennaro Cinque a non contrattare sembra tale da impedirgli persino di presenziare all’assise per l’approvazione del bilancio consuntivo, uno dei cardini fondamentali degli atti amministrativi, trascinando con sé quei pochi consiglieri ancora fedeli fino all’estrema conseguenza di un probabile commissariamento ad opera del Prefetto.
Che fosse così si è capito quando il nuovo presidente ha dato il via alla discussione sul bilancio alla presenza dei dissidenti Balestrieri e Cristallo, delle minoranze e del neo-consigliere pro-tempore Cioffi. In tutto erano presenti solo nove consiglieri, teoricamente sufficienti per approvare il bilancio, ma che subito si sono differenziati. Il Consigliere Dilengite con un lungo e circostanziato intervento ha ribadito la necessità di sfiduciare un sindaco sprezzante delle regole democratiche che tiene legati i consiglieri fedeli a un patto di sangue fino alla fine, ordinandogli di disertare persino la discussione del bilancio. E dando ordini anche alla Giunta di dimettersi in segno di protesta verso l’elezione legittima di un Presidente del Consiglio a lui non gradito. Questo disprezzo per le regole della democrazia, secondo Dilengite, deve essere chiaro anche agli elettori perché l’eventuale e probabile commissariamento del Comune sarebbe solo la conseguenza inevitabile del comportamento irresponsabile di Gennaro Cinque. Dilengite ha quindi ribadito il suo voto contrario al bilancio, avvertendo che se questo non fosse stato sufficiente, avrebbe abbandonato l’aula per far cadere il numero legale.
Di parere diverso la minoranza di Starace. L’avvocato ha ricordato che se il consiglio comunale sopravviverà fino al mese di novembre, ha indicato anche le migliaia di giorni che restano a questa scadenza, Gennaro Cinque non potrà più presentarsi alle elezioni comunali essendo già in corso il secondo mandato e Vico Equense si sarebbe finalmente liberata di una iattura per il suo futuro. Chiedeva perciò ai consiglieri di rimanere in aula e di votare. Col voto a favore dei tre dissidenti e l’astensione delle minoranze, il bilancio sarebbe stato approvato e la consiliatura poteva continuare senza minacce imminenti di commissariamento.
Dal canto suo Antonio Cioffi ha espresso l’impossibilità di poter votare un bilancio privo della relazione dell’assessore preposto. Non si sapeva nemmeno di cosa si stesse discutendo, per cui non si sentiva preparato a un voto e avrebbe abbandonato l’aula durante la votazioni.
A nulla è valso l’estremo tentativo del dissidente Andrea Balestriere di sospendere il Consiglio Comunale per cercare un’intesa sul voto. Al rientro in aula tutti rimanevano graniticamente ancorati alle proprie convinzioni. Anzi, Dilengite ha aggiunto che era inutile ricercare meccanismi perversi pur di tenere in piedi un’amministrazione fallimentare in assoluto. Se il popolo vicano dovesse rieleggere Gennaro Cinque in future elezioni comunali, “lo facesse, vuol dire che non si merita di meglio”.
Nemmeno la lunga, accorata ed estrema richiesta di ripensamento del dott. Maresca ha cambiato la scena. Al momento del voto, Dilengite, Cioffi e Saverio Buonocore hanno abbandonato l’aula e il consiglio è terminato per la caduta del numero legale.
Resta un po’ misterioso, per chi ha assistito all’assise, il motivo per cui la minoranza non abbia votato unita contro il bilancio consuntivo, sfiduciando subito il sindaco. “Se sta mettendo in pratica trucchetti per la sua rielezione – si sussurrava in aula – “lo faccia insieme a chi a questi trucchetti si presta, in barba alle esigenze dei cittadini e soprattutto alle regole democratiche.”
Maria D’Ordia