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Monsignor Caputo: “La Chiesa aiuterà la sua gente”

Monsignor Caputo: “La Chiesa aiuterà la sua gente”

Il vescovo di Pompei, monsignor Tommaso Caputo, ha ricevuto il Gazzettino Vesuviano. Un momento di confronto che è servito a far conoscere la nostra realtà giornalistica e i temi a noi più cari con particolare attenzione a Pompei che ospita la nostra redazione. L’incontro arriva a pochi mesi di distanza  dall’inizio ufficiale del suo ministero nella città mariana.

Su nomina di Papa Benedetto XVI, il 10 novembre 2012, Caputo, di origini afragolesi, è stato nominato Arcivescovo e Prelato Pontificio per il Santuario della Beata Maria Vergine del S. Rosario di Pompei. Poi, l’ingresso ufficiale in città lo scorso 12 gennaio e il tributo ricevuto da una comunità in festa per l’arrivo del suo Pastore. “La gioia che ho provato al momento della mia nomina e, soprattutto, il giorno dell’inizio del ministero pastorale – ha esordito il monsignore – si rinnova ogni volta che incontro i fedeli pompeiani. Il loro affetto mi commuove e cerco di ricambiarlo con l’ascolto e l’accoglienza. La città di Pompei è una realtà che, grazie a Dio, non mi era del tutto sconosciuta e che, nel conoscere sempre meglio, sento di amare ogni giorno di più”.

Una realtà, quella pompeiana, con la quale Caputo sta ancora familiarizzando. Una città che fa parte del complicato e controverso meridione d’Italia. Disoccupazione e criminalità organizzata, solo due dei mali del sud. “Avendo vissuto tanti anni all’estero e in Vaticano, tante problematiche le ho viste da lontano, ma mi sono sempre interessato alla mia terra, la terra dei miei genitori, dei miei fratelli – ha affermato il Vescovo – la crisi globale mette in forse il futuro dei giovani, e le loro preoccupazioni sono a me particolarmente care. In questa situazione complicatissima, mi piace parlare di speranza, che deve essere la parola giusta, la dimensione fondamentale per chi si trova a vivere in una realtà come Pompei, che trae ispirazione dall’esempio di amore caritatevole del Beato Bartolo Longo”.

Una città differente dalle altre per le diverse realtà che vi coabitano. Chiesa, amministrazione comunale e Soprintendenza Archeologica. Non due ma bensì tre facce di un’unica medaglia. E la necessità di collaborazione diventa indispensabile per il bene della collettività. Una visione condivisa anche dal vescovo: “Non posso che auspicare una rinnovata collaborazione, una vera e propria sinergia tra Chiesa ed istituzioni pubbliche, nell’ottica del bene comune. Pur nella diversità dei ruoli è necessario lavorare insieme per superare fratture e separazioni che non hanno ragione di esistere. Pompei da sola è un esplicito messaggio di speranza. A noi, come comunità cristiana – ha continuato Caputo – è chiesto di renderlo, oltre che manifesto anche pienamente condiviso. La particolare realtà di Pompei necessità di un dialogo di largo respiro e di una condivisione piena. Dalla storia dell’una e dell’altra città deve venirne un’esortazione forte al bene comune nell’ottica del progresso e della crescita della comunità intera. Siamo di fronte non ad entità distinte, ma a un patrimonio che rende unica questa nostra città. La Chiesa e le istituzioni pubbliche, seppur con ruoli diversi, devono promuovere la crescita della città di Pompei”.

Un invito alla massima collaborazione fra le parti per il progresso della città di Pompei, bloccata in un preoccupante empasse ormai da mesi. Una cittadina in sofferenza per vari motivi e su più fronti. “Nel mondo globalizzato – ha dichiarato Caputo – Pompei non è certamente un’isola. Sappiamo bene che anche nella nostra città si fanno sentire tutti i mali di emergenze che si rincorrono l’una con l’altra. Destano particolare allarme la mancanza di lavoro e le scarse prospettive occupazionali per i giovani. La Chiesa non ha strumenti per interventi diretti, ma questo autentico dramma la colpisce in maniera frontale. Il lavoro è per l’uomo e non viceversa le politiche economiche non possono risolversi nel conto del dare e dell’avere. Parlare di etica, non può essere semplice retorica soprattutto in realtà disagiate e colpite dalla crisi come la nostra. È per questo che la Chiesa di Pompei farà tutto il possibile per aiutare la sua gente a venire a capo delle difficoltà esistenti. Tutti insieme abbiamo il dovere di volgere alla città uno sguardo attento”.

Parole che rivelano una particolare attenzione ai problemi della cittadina mariana. Un messaggio alla collaborazione fra le parti per un aiuto concreto alla cittadinanza, senza trascurare, prima di tutto, quelle aree dalle quali emergono i disagi e le difficoltà per i più deboli. L’impegno del Pontificio Santuario di Pompei si traduce anche nelle diverse missioni mariane all’estero. Recentemente il Quadro della Madonna Pellegrina è stata in Australia e negli Stati Uniti. Altre tappe sono previste anche per l’Italia. A proposito delle missioni il vescovo ci ha rivelato un’indiscrezione: “Si pensa di svolgere una Missione a Malta. L’iniziativa era già allo studio da tempo, ma, come potete immaginare, io ne sono molto contento, avendo vissuto là per cinque anni, ed appoggio pienamente la cosa. Speriamo che si possa realizzare al più presto”. Sul finire dell’intervista,   Caputo ci ha informato del restauro del Trono della Vergine che, in questi giorni, sarà ultimato: “Speriamo che la nostra veneratissima Icona della Madonna del Rosario possa essere risistemata al suo posto in tempo per la supplica dell’8 maggio”.

Prima di congedarci, abbiamo parlato con il vescovo dell’elezione al soglio pontificio di Papa Francesco. Voci insistenti riferivano di un imminente viaggio a Pompei del nuovo Pontefice: “La Chiesa di Pompei ha salutato con gioia l’elezione del nuovo Papa, dichiarandogli da subito la propria fedeltà. Ho inviato al Pontefice una lettera nella quale la Chiesa di Pompei esprime speranza di una sua visita pastorale. Attendiamo che il Papa ci risponda e, certamente, speriamo che venga al più presto”.

Marianna Di Paolo

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