Sono stringenti le accuse della Digos nei confronti dei tre fratelli Galasso, imputati per aver tentato di bloccare il transito degli autocompattatori e per aver aggredito le forze dell’ordine durante le manifestazioni contro l’apertura della più grande discarica d’Europa, Cava Vitiello.
Stamattina al Tribunale è stato ascoltato Vincenzo Senatore, il sostituto commissario di Torre Annunziata, che ha testimoniato contro i fratelli Paolo, Raffaele e Antonio sulla base di un’informativa redatta da lui e altri suoi colleghi, riguardante i fatti della manifestazione finita con 31 avvisi di garanzia.
La notte del 21 ottobre 2010 i tre uomini aggredirono e tentarono di fermare la corsa degli autocompattatori diretti alla discarica Sari per scaricare i rifiuti. La polizia chiamata a mettere ordine intervenne per far passare i camion e i fratelli Galasso cominciarono a lanciare sassi verso di loro.
Le foto scattate dalla Digos in quel periodo e la testimonianza di un’altra fonte confidenziale sarebbero state così stringenti da portare la polizia a denunciare i tre uomini.
Il mese di ottobre fu il più cruento della protesta cittadina contro l’apertura di Cava Vitiello, la discarica che il governo Berlusconi aveva individuato come sito provvisorio che poteva contenere l’immondizia della Campania per tamponare l’emergenza rifiuti, appena l’altra discarica, la Sari, avrebbe raggiunto il limite massimo di capienza.
Era appena terminata l’estate e le persone scendevano in piazza perché erano stanche di sentire i miasmi emanati dalla Sari, sita a 200 metri dal centro cittadino.
I mesi che vanno da fine settembre a dicembre 2010 finirono con una legge che cancellava la Vitiello dal piano di smaltimento dei rifiuti e con la chiusura della Sari che adesso è in corso di bonifica.
Ad ottobre 2011, un anno dopo l’inizio della protesta, la Procura di Torre Annunziata notificava 31 avvisi di garanzia, dopo aver condotto insieme alla Procura di Napoli le indagini preliminari, alla fine delle quali si accertava l’assenza della criminalità organizzata all’interno delle contestazioni. In alcune informative della polizia giudiziaria si dichiara che quella protesta aveva ragioni legittime.
Le indagini, coordinate dal procuratore Raffaele Marino e condotte dagli agenti della Digos di Napoli e dal commissariato di Torre Annunziata, raggruppavano in un fascicolo tre mesi di protesta, scontri con le forze dell’ordine, aggressioni, occupazione di spazi pubblici, interruzione di pubblico servizio, resistenza a pubblico ufficiale, incendi di camion, offese e insulti alle forze dell’ordine.
Gli altri testimoni dell’accusa saranno ascoltati il prossimo 2 luglio al Tribunale di Torre Annunziata.
Giovanna Sorrentino