Il 9 maggio, un giorno come tanti, se non fosse per tre fatti. Due ricorrenze tristi ma significative della storia italiana: le morti “mafiose” di Aldo Moro e Peppino Impastato. Il terzo, accaduto in mattinata a Milano, che ho appresso da un insolito “avviso di servizio sospeso” apparso sui monitor della metropolitana, mentre aspettavo un treno: “a causa di un suicidio i treni sono sospesi sulla linea…”. Proprio cosi. Un fatto della storia di oggi. Tristissimo. Treni fermi su una linea, puntuali e superaffollati sulle altre. E’ la vita, come la morte.
La vita, anche quella politica, scorre. In quale direzione non è ancora chiaro. Cambierà tutto per non cambiare nulla? Forse, ma è necessario credere il contrario.
Ora due domande, le cui risposte potrebbero diventare il format di un programma televisivo. Andreotti é morto e con lui un certo “tipo” di politica? Berlusconi è stato condannato e lascerà la politica come sembrerebbe prescrivere una recente legge? Vedremo!
Ma per non sprofondare nel pessimismo distruttivo, sulle ricorrenze di oggi proponiamo due pensieri delle vittime.
Lo statista democristiano Aldo Moro, dalla prigione delle Brigate rosse, poco prima di essere ammazzato: “Siate indipendenti. Non guardate al domani ma al dopodomani”. Pensate che qualcuno che occupa i luoghi della politica abbia fatto tesoro di quest’invito? Certamente ci sarà, ma ancora non sappiamo riconoscerlo.
Peppino Impastato indicò ai “suoi” siciliani una strada per non avere paura. Lo fece dalla sua “Radio Aut”: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà…” La mafia lo ammazzò, ma anche le sue idee stanno facendo crescere una nuova generazione di siciliani, più libera e meno collusa.
Antonio Irlando