Il Gazzettino vesuviano | IGV

Da Brusciano verso le finali di Kumite a Latina

a destra M° Galeotafiore caposcuola  KAN GEI GOSHIN DO RYU a BruscianoA Brusciano la Scuola di Ju Jitsu “Kan  Gei Goshin Do Ryu-Accademia Disciplina e Via della Difesa Personale” fondata e diretta dal M° Stefano Galeotafiore  (5°dan di  ju jitsu, 3° dan di karate e istruttore di judo) , ha partecipato al “Campionato e Coppa Italia di Karate specialità Kata e Kumite interstile fase Centro-Sud” che si è svolto lo scorso 27 aprile 2013 presso il palazzetto “Cittadella dello Sport” di Salza Irpina in provincia di Avellino. Superata quest’ultima tappa, Brusciano sarà presente con Giuseppe Banchini alle finali del 12-16 giugno 2013 a Latina.

Il maestro Galeotafiore ringrazia i suoi allievi sottolineando che “Simone Romano ha perso il suo incontro per una ingenuità agonistica, mentre Giuseppe Bianchini ha portato a casa il prestigioso secondo posto che vale per lui e per la nostra scuola l’accesso alle finali di giugno. Colgo l’occasione per ricordare a tutti che questa pratica sportiva tende a far acquisire ai ragazzi tutt’altro che una mentalità aggressiva. Quando un allievo mi chiede di  voler fare una gara di judo o di kumite, io con la mia esperienza cerco di accompagnarlo alla competizione nel miglior modo possibile. Il motto che cito sempre è: Se tutti imparano a difendersi, nessuno attacca!

La scuola di “ju jitsu” che significa “via della cedevolezza” si ispira all’antica arte marziale che veniva praticata dai “bushi”, guerrieri giapponesi che coniugavano la potenza dell’alabarda con la gentilezza cavalleresca della classe sociale dei samurai. Con il tempo, da questa arte marziale, molte tecniche che si usavano con la “katana”, la spada giapponese, sono state mutuate e praticate a mani nude. Sempre con il trascorrere degli anni l’arte del “ju jitsu” è stata presa a modello per le correzioni del difetto comportamentale.

E per quanto riguarda il possibile e necessario controllo della violenza in generale nella società e rispetto alle donne in particolare, come  ci viene raccontato dalla triste cronaca nera, “le arti marziali sono state giustamente più volte considerate, ma non ancora realizzate, -ha affermato il sociologo Antonio Castaldo- come segmento educativo integrativo da introdurre nei programmi scolastici con la realizzazione di due positive ricadute: le donne aumenterebbero le loro capacità difensive; mentre gli uomini tenderebbero a ridurre la loro tendenza alla violenza. In questo modo si ridurrebbe l’incivile fenomeno della violenza che vede troppo spesso le donne vittime e impotenti”.

Exit mobile version